Attenzione alle punture di meduse, alghe tossiche, ricci e coralli!

A volte i mari sono particolarmente popolati da organismi, in prevalenza meduse, che non consentono ai bagnanti di fare una nuotata rilassante, perché una loro puntura potrebbe essere pericolosa. In questi ultimi anni la loro presenza è aumentata in seguito alla variazione delle correnti (determinata dai cambiamenti climatici) e per il disequilibrio dell’ecosistema marino (spopolamento dei predatori). Di conseguenza si sono registrati più casi di punture di meduse rispetto al passato.

Il professor Marcello Monti, responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia in Humanitas e docente di Dermatologia all’Università degli Studi di Milano, ci illustra l’argomento e ci consiglia che cosa fare nel caso fossimo punti da uno di questi organismi.

Che cosa succede quando avviene il contatto con una medusa?

“Le meduse pungono attraverso le cellule del rivestimento dei tentacoli che, se toccate, estroflettono dei filamenti urticanti che penetrano immediatamente nella nostra pelle”, spiega il professore.

Subito dopo il contatto si avverte una sensazione di dolore bruciante e poi di prurito.

Le meduse del Mediterraneo sono, per fortuna, poco pericolose e provocano reazioni solo nel punto in cui è avvenuto lo sfregamento dei tentacoli sulla pelle. Il pericolo nasce, invece, se si è colpiti su una larga superficie del corpo, perché subentra il panico appena percepito il dolore.

“Occorre ricordare che allo stimolo doloroso il nostro organismo risponde liberando adrenalina che contrasta gli effetti delle tossine della medusa”, aggiunge.

Che cosa fare se si viene punti dalle meduse?

“Premesso che la cosa fondamentale è non farsi prendere dal panico”, afferma il prof. Monti, “consiglio di seguire i seguenti accorgimenti:

  •    uscire dall’acqua e verificare che non vi siano parti di medusa rimaste attaccate alla pelle, perché altrimenti devono essere rimosse;
  •    se non si dispone di mezzi di medicazione, far scorrere acqua di mare sulla parte infiammata;
  •    evitare di grattarsi, strofinare la sabbia o ricorrere a medicazioni con ammoniaca, aceto, alcol o altri rimedi fai da te: non si fa altro che peggiorare la situazione;
  •    la medicazione corretta va fatta con l’applicazione di gel astringente al cloruro d’alluminio (utile anche per le punture di zanzara), che ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine; l’impiego di creme al cortisone o contenenti antistaminico non è indicato, perché questi farmaci entrano in azione dopo 30 minuti dall’applicazione, cioè quando il massimo della reazione si è già spenta naturalmente;
  •    se invece si evidenzia una reazione cutanea diffusa e si presentano difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, occorre chiamare il 118”.

Quali sono, invece, i pericoli derivanti dalle alghe tossiche?

Recentemente si è diffusa sulle coste del Mediterraneo la cosiddetta alga tossica.

“L’alga tossica non si vede perché è microscopica e vive sopra le comuni alghe degli scogli. Diventa tossica quando fiorisce (in modo imprevedibile), cioè quando il mare è caldo e il sole è forte”, afferma il professore. E aggiunge: “Le persone credono di essersi contaminate toccando le alghe delle rocce, come succede con le meduse, ma non è così. Queste microalghe sono presenti nell’acqua in milioni di esemplari ed entrano in contatto con la nostra bocca e gli occhi quando respiriamo quella sorta di aerosol provocata dagli spuzzi sugli scogli. Esse scaricano sui tessuti le tossine che in parte verranno assorbite dal sangue”.

Che sintomi provocano? E quali sono i possibili rimedi?

I sintomi sono:

  •    difficoltà respiratoria;
  •    tosse;
  •    vertigini;
  •    starnuti;
  •    secrezione mucosa dal naso;
  •    febbre fino a 38 gradi;
  •    mal di testa;
  •    nausea;
  •    vomito;
  •    diarrea;
  •    irritazione e bruciore agli occhi.

“Anche in questo caso occorre non spaventarsi”, ribadisce il prof. Monti, “perché il tutto si risolve in 24-48 ore in modo spontaneo”.

Purtroppo non vi sono cure specifiche. Se si pensa di essere stati colpiti dall’alga tossica, bisogna sciacquare ripetutamente bocca, naso e occhi con acqua dolce e mettersi all’ombra in luogo ventilato. Rientrati a casa, mettersi a letto e mangiare cibi leggeri. Se i sintomi, che ricordano quelli dell’influenza, sono eccessivi occorre rivolgersi alla guardia medica.

Quali sono, invece, i rimedi conto le punture dei ricci di mare?

I ricci di mare sono rivestiti da aculei che vengono sparati come chiodi all’interno della pelle di chi li calpesta. Per il malcapitato il dolore è dato dal frammento di aculeo che, una volta penetrato nella cute, non può essere più rimosso. Di solito si tenta di estrarre gli aculei mediante una pinzetta, ma i risultati sono scadenti e a volte peggiorativi. Dopo qualche giorno, intorno alla zona di penetrazione si forma un arrossamento doloroso e a volte anche del pus. L’estrazione di un aculeo del riccio di mare è una micro-operazione chirurgica e va eseguita dal medico o dall’infermiere del Pronto soccorso; altrimenti si può attendere l’espulsione spontanea, che di solito avviene nell’arco di 20-30 giorni, applicando nel frattempo sulla parte il gel astringente al cloruro d’alluminio.

E i coralli tossici?

Alcuni particolari coralli possono essere pericolosi per l’uomo se incautamente toccati, come il “Corallo di fuoco”, così chiamato non perché sia rosso ma perché provoca vere e proprie ustioni della pelle. Esso non è presente nel Mediterraneo, ma è diffuso nel Mar Rosso, nelle barriere coralline dell’Oceano Indiano, sulle coste brasiliane e dell’Australia. Come le meduse, se sfiorato, il corallo di fuoco inietta nella pelle la sua tossina; si percepisce un forte senso di bruciore, poi compaiono arrossamento e gonfiore che possono essere leniti sempre con l’applicazione del gel astringente al cloruro d’alluminio. Ciò che preoccupa, però, è che il veleno di questo corallo ha un’azione neurotossica che può provocare disorientamento; si tratta di un grande rischio per chi, per esempio, si trova in immersione con le bombole, perché può impedirgli di eseguire le corrette manovre di risalita. Per evitare problemi è quindi opportuno, prima di immergersi, informarsi sulla sua eventuale presenza.

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