Che cos’è l’osteoporosi e quanto è importante l’alimentazione?

L’osteoporosi è una malattia cronica che colpisce le ossa, facendole diventare più fragili, meno resistenti, e quindi più a rischio di fratture. Secondo i dati riportati dal Ministero della Salute, si stima che oggi questa condizione colpisca circa 5 milioni di persone, di cui l’80% è rappresentato dalle donne in post menopausa, a causa della carenza di estrogeni che condiziona il rimodellamento osseo. 

Tuttavia, salvaguardare la salute delle ossa e prevenire l’osteoporosi è possibile, a cominciare da ciò che mettiamo a tavola.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Chiara Circosta, nutrizionista presso il centro Humanitas Medical Care Domodossola a Milano.

Quali sono i sintomi dell’osteoporosi?

Generalmente l’osteoporosi non presenta sintomi fino a quando non si trova ad uno stadio avanzato. Per questo viene definita una malattia silenziosa: molti pazienti infatti scoprono di averla quando è già tardi con un susseguirsi di microfratture, diminuzione dell’altezza, deformazione della colonna e dolore. Per questo fare prevenzione è importante.

Quali sono i fattori di rischio dell’osteoporosi?

Esistono due forme principali di osteoporosi: una primaria che colpisce le donne e gli anziani e rappresenta circa il 95% dei casi, e una secondaria, che rappresenta circa il 5% dei casi, legata ad altre patologie (come le malattie renali o l’anoressia), o conseguenza di farmaci (come i corticosteroidi e gli inibitori dell’aromatasi utilizzati per il tumore al seno) che possono modificare il metabolismo osseo.

Come può essere diagnosticata l’osteoporosi?

Per diagnosticare l’osteoporosi è necessario sottoporsi ad una MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), un esame radiologico che viene eseguito a livello femorale o lombare e consente di valutare la densità ossea del paziente. Successivamente, potranno essere eseguite ulteriori indagini, come:

  • una valutazione clinica del paziente, attraverso un’anamnesi e una visita medica;
  • esami di laboratorio, come quelli del sangue e delle urine
  • esami strumentali: come la radiografia o la risonanza magnetica della colonna vertebrale

Che ruolo gioca la dieta nella prevenzione dell’osteoporosi?

L’alimentazione gioca un ruolo molto importante nella prevenzione dell’osteoporosi: è fondamentale avere una dieta equilibrata in cui non manchino carboidrati, proteine e grassi, ma anche tutti quegli alimenti che aiutano ad assorbire il calcio, come le vitamine D, K, C, e i sali minerali, come calcio, magnesio e fosforo.

Inoltre, è necessario ridurre gli alimenti che impediscono un corretto assorbimento di calcio – se assunti in eccesso – come il sale, il caffè o l’alcol e alimenti ricchi in grassi saturi. Ad esempio, un elevato consumo di sodio favorisce l’escrezione urinaria di calcio, con perdite che possono arrivare fino all’1% della massa minerale ossea in un anno. 

Un effetto opposto ha il potassio, che riduce l’eliminazione urinaria del calcio, particolarmente in donne nel periodo successivo alla menopausa.

Caffeina e fosforo aumentano entrambi l’escrezione urinaria di calcio, tuttavia le quantità necessarie a determinare effetti apprezzabili sono molto elevate: soltanto un consumo molto importante di caffè, tè, bevande gassate contenenti caffeina e fosfati può causare un aumento del rischio di osteoporosi o fratture in soggetti con un apporto di calcio adeguato.

Al tempo stesso, un elevato apporto proteico aumenta la biodisponibilità di calcio a livello intestinale ma contemporaneamente ne aumenta l’escrezione urinaria, con un effetto netto che probabilmente non è rilevante se non in presenza di consumi assolutamente anomali.

Infine, anche un consumo elevato di grassi saturi può ridurre l’assorbimento di calcio, per formazione di saponi insolubili che ne aumentano l’escrezione attraverso le feci.

Quanto calcio assumere al giorno?

Come avevamo sopra, i livelli di assunzione del calcio attualmente raccomandati sono basati sull’analisi di diversi fattori che tengono conto delle perdite giornaliere, dell’efficienza dell’assorbimento – in genere tanto maggiore quanto minore è la presenza del minerale nel cibo consumato – della ritenzione di calcio durante la crescita e dei valori di densità raggiunti al picco di massa ossea.

I livelli di assunzione attualmente consigliati per fasce d’età sono:

• 0-1 anno: 500 mg/die

• 1-6 anni: 800 mg/die

• 7-10 anni: 1000 mg/die

• 11-20 anni: 1200 mg/die

• Adulti; 1200 mg/die

• Durante la gravidanza: +400 mg/die rispetto al fabbisogno di base

• Nei 5 anni successivi alla menopausa: 1500 mg/die

Quali alimenti preferire?

Gli alimenti consigliati dal Ministero della Salute, nella lotta per la prevenzione all’osteoporosi, comprendono:

·  latte e altri prodotti come yogurt e formaggi;

·  pesce azzurro, polpi, calamari e gamberi;

·  uova;

·  verdure verdi, come rucola, agretti, cicoria, radicchio, cavolo riccio, cime di rapa, broccoli, carciofi, spinaci e cardi;

·  frutta secca, come mandorle, arachidi, pistacchi, noci, nocciole (senza esagerare con le quantità perché molto calorica);

·  legumi, come ceci, lenticchie, fagioli cannellini, borlotti e occhio nero;

·  spremuta d’arancia

·  frutta fresca e di stagione, soprattutto ricca in vitamina C

·  possiamo inoltre trovare quantità apprezzabili di calcio anche in molte acque

Quando si è carenti di calcio?

La carenza di calcio può essere legata ad apporto ridotto, assorbimento alterato o escrezione aumentata, due condizioni spesso legate a stati patologici che coinvolgono le paratiroidi, l’intestino o i reni. 

Anche carenza di vitamina D e alcolismo sono situazioni che possono ridurre in maniera sensibile l’assorbimento di calcio.

Lo scheletro risulta particolarmente danneggiato da una ridotta disponibilità di calcio, con manifestazioni che dipendono dall’età del soggetto in cui si registra la carenza: ridotta densità ossea o addirittura rachitismo se i problemi si hanno nella fase di crescita, osteoporosi, fragilità ossea e aumento del rischio di fratture se la carenza riguarda soggetti adulti.

In realtà la salute dello scheletro dipende da un gran numero di fattori diversi e la quantità di calcio disponibile è soltanto uno di questi. L’organismo ha anche capacità di adattarsi a disponibilità ridotta e oltretutto sembra presentare una soglia di assunzione oltre la quale, all’aumentare della quantità di calcio fornito non si registra più alcun miglioramento della densità ossea.

Quali sono le conseguenze?

Una carenza cronica di calcio determina una sindrome molto complessa che comporta ipertensione, aterosclerosi, Alzheimer, distrofia muscolare e diabete mellito. Un eccesso cronico è molto raro, si osservava in passato in soggetti affetti da ulcera peptica che consumavano grandi quantità di latte e di antiacidi (Milk-alkali syndrome), con anoressia, nausea, stipsi, disidratazione, perdita di peso, insufficienza renale e riduzione dell’assorbimento di ferro e zinco. 

Ridotto apporto di calcio aumenta il rischio di calcoli renali, poiché si riduce la quantità di acido ossalico che viene legato dal calcio ed eliminato con le feci: aumenta quindi l’assorbimento intestinale di ossalati e la loro escrezione a livello renale, con maggior probabilità di formazione di calcoli.

Come possiamo aiutare il nostro organismo ad assimilare calcio?

Sono tre gli ormoni che regolano assorbimento intestinale, utilizzo a livello dello scheletro ed escrezione del calcio: il paratormone (PTH), la calcitonina (CT) e la vitamina D.

Senza entrare nel dettaglio della regolazione del calcio in eccesso, in difetto o in base alla concetrazione di altri ormoni (soprattutto nella donna, come già accennato), focalizziamo l’attenzione sull’assorbimento di calcio.

Questo avviene a livello intestinale, sia attraverso trasporto attivo che per diffusione

passiva attraverso la mucosa. Il trasporto attivo richiede energia e dipende dalla presenza di recettori per la vitamina D e di vitamina D in forma attiva, calcitriolo.

La diffusione passiva avviene assieme all’assorbimento di acqua, sodio e glucosio ed è tanto maggiore quanto maggiore è l’assunzione di calcio con la dieta.

Nell’intestino viene di norma assorbito il 25% del calcio presente negli alimenti consumati, percentuale che aumenta in misura notevole durante la crescita – fino al 60% nel neonato, al 35 % nell’adolescenza- e raddoppia durante la gravidanza, per ridursi progressivamente di circa lo 0,4 % all’anno dopo i 40 anni.

Quindi, come detto precedentemente, possiamo assimilare il calcio con gli alimenti sopra descritti, con un’adeguata idratazione ed assunzione di alimenti contenenti i precursori della Vitamina D, come carni, pesci grassi, uova e olio di pesce.

In quale altro modo è possibile prevenire l’osteoporosi?

Da studi è emerso che un’integrazione di calcio, non sempre è di aiuto, ed è raccomandabile solo se strettamente necessaria, cercando di individuare le possibili cause della carenza. Può essere utile invece in alcuni casi durante la gravidanza.

È stato notato comunque che una maggiore assunzione, attraverso l’alimentazione, ha dimostrato che può interferire con l’assorbimento di altri minerali come magnesio, ferro, zinco e fosforo.

Inoltre, l’integrazione con calcio può ostacolare e interferire con l’assorbimento di vari farmaci come tetracicline, chinoloni, farmaci antivirali, levotiroxina e bifosfonati.

Un ruolo importante, come si è ben capito, è svolto dalla vitamina D che aiuta il corpo ad assorbire il calcio proveniente dai cibi ingeriti e a favorire la mineralizzazione ossea.

In questo caso, l’integrazione della Vitamina D non ha particolari controindicazioni.

È sempre bene, sia per il calcio che per la vitamina D, verificare che vi sia o meno una carenza attraverso le analisi ematochimiche. Solo successivamente è possibile capire la tipologia e la posologia dell’integrazione di Vitamina D.

Nel caso particolare degli anziani, oltre l’esposizione al sole, che ricordiamo, rappresenta l’80% della produzione totale di vitamina D, ed una eventuale integrazione, ad oggi è possibile supportarli contro l’avanzare dell’osteoporosi con integrazioni ad hoc, e alimenti a fini medici speciali.

Infine, ma non meno importante, praticare una regolare attività fisica è fondamentale per un buon mantenimento della funzione e della struttura ossea a tutte le età, con la corsa, una bella camminata o il sollevamento di piccoli pesi.

Nutrizione Umana
Dott.ssa Chiara Circosta

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