Fatica da video call di cosa si tratta e come si può affrontare

Tempo di lettura: 4 minuti

Cos’è la fatica da Video call? C’è una spiegazione biopsicosociale per questo fenomeno causato dal Covid-19, che sembra influenzare la nostra salute mentale? Le risposte potrebbero sorprendervi, ma anche rassicurarvi. Gli esperti hanno cercato varie spiegazioni al fenomeno, evidenziando che sono soprattutto i ritardi nella ricezione dell’audio che causano la maggior parte dei disagi. Infatti, porterebbero alla riduzione della percezione della ricompensa da parte dell’emittente. Ma non solo, anche il ritmo più sedentario imposto dalla pandemia aggraverebbe il senso di stanchezza e affaticamento causato dall’uso eccessivo delle piattaforme virtuali.

Se da un lato hanno permesso a molti lavoratori, studenti e amici di poter andare avanti con le proprie attività, dall’altro le piattaforme per organizzare meeting virtuali hanno sollevato non poche problematiche. Dalle foto di laureandi in camicia e pantaloni della tuta, all’esasperazione per l’audio che va a scatti, al senso di freddezza suscitato dal vedersi costretti ad interagire tutto il giorno con lo schermo del computer: video-conferenze, lezioni, riunioni ci hanno fatto provare davvero di tutto, anche un senso di stanchezza e esaurimento mentale. Sembrava infatti che evitare gli spostamenti per recarsi in ufficio o a scuola potesse essere più comodo e pratico, mentre in realtà dopo una giornata in riunioni sul web ci sentiamo stanchi come dopo aver corso una maratona. Come mai? Studiare la fisiologia del nostro cervello e di come reagisce in determinate situazioni, come la connessione prolungata davanti ad un pc, ci aiuta a capire questo nuovo fenomeno entrato nel nostro quotidiano.

Cos’è la fatica da Video Call?

Per fatica da Video call si intende la stanchezza, ansia, preoccupazione associate all’abuso delle piattaforme virtuali di comunicazione. Le video-conferenze possono rendere mentalmente esausti.

  • È innaturale rimanere a lungo a guardare il volto di qualcuno in uno schermo, a distanza ravvicinata, e con contatto visivo prolungato, seppur intermediato dallo schermo.
  • Se tutti i partecipanti hanno la telecamera attivata, la situazione è ancora più anomala, dato che ci sentiamo 8-10 o più occhi puntati addosso. Non è una condizione fisiologica; in una riunione dal vivo gli sguardi si disperdono su tanti diversi dettagli del linguaggio non verbale e dell’ambiente.
  • Se invece la telecamera è spenta, magari possiamo passare inosservati, ma non possiamo contare sul linguaggio non verbale per accompagnare i contenuti del nostro contributo e nemmeno possiamo servirci di quello degli altri per avere un feedback.
  • In questo modo gli “indizi” non-verbali vengono persi, distorti o ritardati.

L’aspettativa di poter avere interazioni professionali e sociali normali in questo modo non è realistica. Come altre esperienze associate alla pandemia di coronavirus (Covid-19), la fatica da video call è qualcosa di intenso e completamente nuovo.

Da dove viene questa fatica?

Nello sforzo di capire questa nuova fatica che può colpire più di 300 milioni di partecipanti quotidiani su piattaforme di connessione digitale, sono intervenuti a supporto diversi esperti delle discipline del suono, economiche e delle scienze sociali.

  1. Fattori acustici: sono stati proposti come la ragione principale per cui gli incontri video sono così estenuanti. Difatti, risulta che ritardi di millisecondi nelle risposte verbali virtuali influenzano negativamente le percezioni interpersonali, anche in assenza di problemi tecnici o di connessione internet. L’esplorazione di tali eziologie multifattoriali ci ha proiettati verso una comprensione profonda delle complessità che costituiscono le preziose relazioni sociali interpersonali che avevamo prima del Covid-19. 
  2. Fattori economici generali: le spiegazioni attribuiscono la stanchezza da videocall a una predisposizione di fondo creata dal contesto pandemico, come l’aumento dello stress finanziario e della disoccupazione.
  3. Fattori cognitivi: anche i fattori cognitivi possono contribuire alla stanchezza, poiché una maggiore capacità di multitasking minaccia la nostra capacità di attenzione.
  4. Fattori biologici: la videoconferenza è collegata a un ritmo giornaliero più sedentario vissuto durante la pandemia, che aumenta il senso di affaticamento. Praticare regolarmente attività fisica sarebbe associata a una riduzione del rischio di stanchezza di circa il 40%.
  5. Fattori sociali: disoccupazione crescente, chiusura delle scuole, ingiustizie razziali, divisioni politiche, distanziamento fisico e solitudine rendono tutti più vulnerabili, anche in termini di esposizione alla stanchezza fisica.
  6. Fattori psicologici: il problema della fatica da videocall deriva dalla mancanza del compromesso ricompensa-costo che avviene inconsciamente nella nostra mente ed è strettamente legato alla stanchezza mentale. Infatti, quando svolgiamo un’azione, la mente fa un compromesso tra le probabili ricompense e i costi di una certa attività. Ricevere la ricompensa fa attivare delle strutture cerebrali che aumentano la vigilanza soggettiva, la motivazione e l’energia, ovvero elementi opposti alla fatica. Con le interazioni virtuali, questo meccanismo di ricompensa-motivazione-energia viene interrotto e si genera il senso di spossamento, stanchezza, esaurimento.

Interazione sociale, ricompensa e fatica

Per una migliore comprensione della relazione tra interazione sociale, ricompensa e fatica, bisogna ripercorrere il processo di fatica mentale: il meccanismo inconscio della nostra mente, quando compiamo un’azione, prevede che venga stabilito un compromesso tra le probabili ricompense e i costi di una certa attività.

Quando si riceve la ricompensa, vengono attivati dei percorsi dopaminergici nelle strutture cerebrali associate a quest’ultima (ad esempio, striato ventrale, corteccia cingolata anteriore [ACC], amigdala) che aumentano la vigilanza soggettiva, l’energia e la motivazione, l’opposto della fatica.

Le interazioni sociali sono strettamente associate ai nostri circuiti di ricompensa, poiché l’ossitocina, l’ormone coinvolto nel legame sociale, modula questi stessi percorsi dopaminergici che elaborano la ricompensa. Tuttavia, sembra che il modo in cui avviene questa relazione sociale sia importante. Per esempio, i dati della risonanza magnetica funzionale rivelano che le interazioni faccia a faccia dal vivo, rispetto a quelle mediate da uno schermo, sono associate a una maggiore attivazione nelle stesse regioni cerebrali coinvolte nella ricompensa (ACC, striato ventrale, amigdala). Quindi, una connessione sociale più attiva è associata a una maggiore ricompensa percepita, che a sua volta influisce sui percorsi neurologici stessi modulando la vigilanza contro la stanchezza, mentre con le interazioni virtuali questo iter viene compromesso. Ad esempio, i ritardi audio sono associati a percezioni più negative e diffidenza tra le persone, perciò c’è probabilmente una diminuzione della ricompensa percepita quando queste persone sono in videoconferenza. Un altro esempio è lo sguardo diretto reciproco. Ci sono evidenze di come il contatto visivo migliori la connessione, risposte più rapide, una maggiore memorizzazione dei volti e una maggiore somiglianza e attrattiva, e di come questi strumenti che rendono le interazioni gratificanti sono influenzati negativamente dal video. In un video, lo sguardo deve essere diretto verso la telecamera per apparire come il contatto visivo con un osservatore, e durante le conferenze con 3 o più persone, può essere impossibile distinguere lo sguardo reciproco tra due persone.

Dall’ottimizzazione del tempo alla privacy: insidie e opportunità

Un fenomeno connesso all’uso delle riunioni digitali è una sorta di ottimizzazione del tempo, un tentativo di multitasking: spegnendo la telecamera, si cerca di seguire il meeting e allo stesso tempo fare faccende domestiche, prendersi cura dei figli, preparare da mangiare.

Con le conferenze video non si tratta più di una veloce telefonata in tuta, bensì bisogna pettinarsi, farsi la barba o truccarsi, indossare una camicia pulita e stirata.

Inoltre, le videoconferenze non solo sollevano la questione del porre dei confini tra la vita privata e quella lavorativa, ma costringono a riflettere anche sul rispetto della privacy. Le videoconferenze invitano i colleghi, studenti, clienti o pazienti nell’intimità della propria casa. Le conferenze su alcune di queste piattaforme sono state hackerate, permettendo a completi sconosciuti di vedere dentro l’abitazione dei partecipanti.

Sia l’ottimizzazione del tempo che l’invasione della propria vita privata possono rappresentare delle insidie ma, a ben guardare, anche delle opportunità. Infatti, l’ottimizzazione del tempo è un’opportunità se possiamo sovrapporre particolari meeting, gestibili anche senza contatto visivo, ad altre attività che non coinvolgono allo stesso modo le nostre funzioni cognitive. Inoltre, l’invasione della privacy può essere un modo per farci conoscere come persone umane, creare una relazione fra persone prima che fra colleghi, mostrandoci per la prima volta non come etichetta del ruolo ma come persona con le proprie caratteristiche.

Consigli

1.  Un sano equilibrio tra lavoro e vita personale è più che importante durante questa pandemia.

  • Non avere paura di declinare una chiamata di lavoro su web alle 9 di sera se normalmente non l’avremmo mai accettata.
  • Prendere delle pause tra una videochiamata e l’altra.
  • Essere ponderati e usare le piattaforme virtuali come degli strumenti per rendere più facili le sfide quotidiane.
  • Fare sport. Anche se la connettività lavorativa tende a invadere i tempi oltre che gli spazi, il tempo per fare attività fisica va protetto

2.        Definire bene il setting: se meeting audio-video deve essere, che lo sia per tutti.

  • È accettabile richiedere una telefonata se la videoconferenza non è necessaria.
  • Se il meeting è audio video, si può provare a suggerire ai partecipanti di accendere le videocamere anche quando non si parla, per avere un feedback dal linguaggio non verbale degli interlocutori.

Dott.ssa Silvia Brioschi, psichiatra di Humanitas Medical Care

Scopri di più sul centro Psico Medical Care Prenota una Televisita di Orientamento Psicologico

I numeri di Humanitas
  • 12.000.000 Visite
  • 1.000.000 pazienti
  • 7.300 professionisti
  • 190.000 ricoveri
  • 12.000 medici