Gli infortuni del runner: quali sono e come evitarli?

Durante quest’ultimo anno di pandemia, che a causa di COVID-19 ha portato alla chiusura di tutte le palestre, molte persone hanno deciso di dedicarsi agli sport all’aria aperta. Per i suoi benefici, la corsa, è senz’altro quello più inflazionato ma bisogna comunque prestare attenzione perché un movimento, un’andatura scorretta o troppo intensa per il nostro fisico, possono portare a infiammazioni, stiramenti, dolori alle articolazioni e mal di schiena.

Ne abbiamo parlato con il dottor Tommaso Bonanzinga, ortopedico presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care De Angeli a Milano.

Quali sono gli infortuni più frequenti del running?

La corsa è una delle attività sportive più accessibili e versatili che esistano, tuttavia nella sua semplicità si celano una serie di aspetti che, se trascurati, possono progredire in veri e propri infortuni. Vari sono i distretti del nostro corpo coinvolti in questo processo lesivo: grandi articolazioni, tendini e legamenti, tessuto muscolare e tessuto nervoso. 

L’articolazione maggiormente coinvolta è quella del ginocchio, che conta quasi il 50% di tutti gli infortuni registrati nei runner: costantemente sottoposto a persistenti carichi di peso, durante la corsa è soggetto a continue sollecitazioni che si traducono in microtraumi a livello delle sue componenti (i menischi, i tendini, la cartilagine femorale, tibiale e soprattutto rotulea), contribuendo allo sviluppo di un processo infiammatorio responsabile della degenerazione articolare e tissutale

Prima fra tutti va menzionata l’articolazione femoro-rotulea, il compartimento fra il femore e la rotula, spesso soggetta a infiammazione che si manifesta con dolore nella regione anteriore del ginocchio durante i movimenti di flessione o mantenendo l’articolazione in flessione, per un periodo di tempo prolungato. 

Segue la sindrome da stress tibiale mediale, affezione comune nei runner che si presenta con una infiammazione del compartimento mediale a seguito di un insieme di errori nella postura assunta durante la corsa, il tipo di scarpa utilizzata o la qualità del terreno su cui si corre.

Va evidenziata poi la sindrome della bandelletta ileo-tibiale, processo flogistico locale a livello di una grossa fascia legamentosa che scorre lungo tutta la parte laterale della coscia fino a inserirsi sulla parte laterale della tibia, che si manifesta con dolore muscolare, debolezza e forte dolore alla palpazione della superficie esterna del ginocchio

A lungo termine la corsa può portare a una degenerazione tissutale a livello della superficie cartilaginea femorale e tibiale, risultando in una condizione patologica cronica definita osteoartrosi caratterizzata da forte dolore, limitazione funzionale dei movimenti articolari e disabilità.

I consigli dello specialista

Il primo passo nella prevenzione degli infortuni nella corsa è impostare un programma di allenamento graduale al fine di abituare progressivamente le articolazioni ai movimenti e al carico cui verranno sottoposte.

La distanza in km percorsa a settimana costituisce uno dei principali fattori di rischio per gli infortuni, sia negli uomini che nelle donne, così come la durata e la frequenza del training: aumentare gradualmente la distanza da percorrere, alternando sessioni di corsa a sessioni di recupero, potrebbe essere un’ottima soluzione per alleggerire il carico complessivo dell’allenamento.

In questo contesto, l’educazione alla corretta esecuzione dell’attività gioca un ruolo fondamentale. È importante infatti mantenere una postura eretta, fare attenzione a come si appoggiano i piedi a terra durante la fase di atterraggio e utilizzare scarpe adatte e comode in grado di garantire un buon supporto. Talvolta può essere opportuno utilizzare solette create ad hoc a seconda dell’anatomia individuale.

Al fine di evitare infortuni severi, è raccomandato sospendere il running all’insorgere dei primissimi segni di overtraining (attività troppo intensa per l’organismo che non riesce ad avere una fase di recupero )per permettere ai muscoli di rigenerarsi e alle articolazioni di riposare. Allo stesso modo, quando i segni di stress da sovraccarico cominciano a diventare più rilevanti, è fortemente consigliato rivolgersi allo specialista per un’attenta valutazione. L’ortopedico sarà infatti in grado di valutare singolarmente la situazione e fornire indicazioni specifiche a seconda delle diverse caratteristiche personali, per esempio rilevando una postura errata o la possibilità di utilizzare plantari correttivi, scegliendo la terapia fisica più adatta per contrastare l’infiammazione e identificando, tra gli altri, trattamenti biologici infiltrativi utili a contrastare la degenerazione articolare.

Ortopedia e Traumatologia
Dott. Tommaso Bonanzinga
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