Il cervello in menopausa

La correlazione tra menopausa (fase della vita in cui avviene un brusco calo nella produzione di ormoni) e cervello è molto stretta. Infatti, è risaputo da tempo che gli ormoni femminili (estrogeni e progesterone) influenzano lo sviluppo di quest’organo già in fase prenatale. Test recenti hanno dimostrato che le variazioni dei livelli ormonali che la donna presenta nel corso della vita si riflettono negativamente anche sulla funzionalità del cervello, peggiorando alcuni processi cognitivi, oltre a provocare altri sintomi come sbalzi d’umore e disturbi del sonno.

Abbiamo chiesto alla professoressa Michela Matteoli, responsabile del Programma di Neuroscienze in Humanitas e direttore dell’Istituto di Neuroscienze del CNR, di spiegarci questa relazione tra ormoni e cervello.

In che modo le variazioni ormonali si riflettono sul cervello?

“Come nel periodo post parto, anche in menopausa è stato descritto un aumento dei livelli dell’enzima MAO-A (la monoamminossidasi di classe A) che depotenzia alcuni neurotrasmettitori, ovvero le molecole che mediano il trasferimento di informazione tra i neuroni, tra questi la serotonina”, spiega la professoressa. Durante la menopausa, oltre a sintomi di tipo depressivo, due terzi delle donne accusano una specie di “nebbia mentale”, cioè un rallentamento delle funzioni mentali e cognitive.

Da alcuni test cognitivi eseguiti su donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni, alcuni ricercatori di New York hanno rilevato che le donne nel primo anno post-menopausa mostravano risultati significativamente peggiori, rispetto a quelle che non avevano ancora raggiunto la menopausa, non solo nei test di apprendimento verbale e della memoria, ma anche nella funzione motoria e, a volte, nell’attenzione.

Qual è la relazione tra estrogeni e processi cognitivi?

“Il rallentamento cognitivo può essere dovuto a un effetto diretto delle variazioni ormonali sulle funzioni neuronali. Quando la donna si avvicina alla menopausa, le ovaie producono sempre meno estrogeni, che sono cruciali per i processi cognitivi. Non si esclude comunque anche il contributo di un effetto indiretto. È noto, infatti, che lo sbalzo ormonale causa problemi nel normale ciclo sonno-veglia e questo può indubbiamente partecipare alle ridotte capacità cognitive in questo periodo”, precisa l’esperta.

Quali altre patologie possono provocare i mutamenti ormonali?

“Tutte le variazioni ormonali che avvengono durante la vita della donna, successivamente al periodo della pubertà, coincidono con un’elevata suscettibilità a sviluppare patologie di tipo affettivo, quale la depressione, e in particolare in menopausa, con la probabilità di sviluppare demenza, ad esempio la malattia di Alzheimer”, afferma la dottoressa.

E conclude: “Uno studio recente ha dimostrato come la gravità di sintomi di tipo depressivo possa predire la progressione delle forme precoci di quella che sarà la malattia di Alzheimer in forma conclamata”.

 

 

 

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