Incontinenza urinaria, cosa fare se mio figlio non trattiene la pipì?

L’incontinenza urinaria (IU) nei bambini è definita come perdita involontaria di urina la cui quantità varia da poche gocce a tutto il contenuto della vescica.  È una condizione che non solo può provocare disagio sociale ma anche infezioni ricorrenti delle vie urinarie. Per questo, è importante che la famiglia, la scuola e i pediatri possano comprenderla e gestirla il prima possibile, per evitare il suo protrarsi e prevenire eventuali complicanze.

Ne abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Masnata, nefro-urologo pediatra, presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat a Milano.

Quali possono essere le cause dell’incontinenza urinaria nei bambini?

Se le perdite sono continue, giorno e notte, la causa è in genere anatomica. Nel caso in cui la perdita sia intermittente, è più probabile la natura funzionale (IUF), più frequente rispetto alla prima. In questo caso, la perdita di urina può essere solo diurna, solo notturna o contemporaneamente notturna e diurna. L’IUF diurna è più frequente nelle femmine, quella notturna nei maschi.

Cos’è l’incontinenza urinaria diurna e come può essere trattata?

L’incontinenza urinaria diurna (IUD) è definita come una perdita involontaria, intermittente, di urina durante il giorno nei bambini di età superiore ai 5 anni.

In accordo con l’International Children’s Continence Society (ICCS), la diagnosi si fa dai 5 anni in su dopo aver escluso le cause organiche, se i sintomi hanno una durata di 3 mesi. L’IUD si può accompagnare a diverse comorbidità come enuresi notturna (EN), incontinenza fecale (IF), stipsi, infezioni del tratto urinario e disordini psichiatrici.

La terapia prevede una combinazione di vari trattamenti quali: uroterapia comportamentale (educazione funzionale alla minzione, regolari abitudini minzionali, regole alimentari sull’ingestione di liquidi e sulla prevenzione della stipsi, istruzione all’uso di carte minzionali), biofeedback, neuromodulazione, terapia cognitivo-comportamentale, terapia farmacologica (antimuscarinici, alfabloccanti), tossina botulinica, terapia chirurgica

Quali sono invece le caratteristiche dell’incontinenza urinaria notturna?

L’enuresi notturna (EN) è definita come una minzione involontaria e intermittente che avviene durante il sonno, con una frequenza di tre volte a settimana, in bambini di età superiore ai 5-6 anni, in assenza di patologie congenite o acquisite del sistema nervoso centrale. Si tratta di una condizione frequente che colpisce il 10% dei bambini di 7 anni di età. 

Nella pratica clinica si distingue l’enuresi primaria, se il bambino non ha mai acquisito la continenza urinaria, e l’enuresi secondaria, se il bambino inizia a bagnare il letto dopo almeno 6 mesi di notti asciutte.

Un’ulteriore distinzione viene fatta tra enuresi notturna monosintomatica, quando non sono associati sintomi diurni, e enuresi notturna non monosintomatica quando è associata una disfunzione urinaria diurna.

L’eziopatogenesi è multifattoriale e include diverse cause, quali una riduzione della capacità vescicale (vescica di piccole dimensioni rispetto all’età, iperattività del detrusore), aumentata produzione di urina durante il sonno (ridotta produzione in risposta all’ ADH, ridotta osmolarità urinaria), difficoltà di risveglio del bambino, familiarità.

Il trattamento prevede uno o una combinazione di interventi tra cui: approccio comportamentale, trattamento farmacologico (desmopressina- DVAPP) e allarme notturno.

Quanto è frequente l’incontinenza urinaria nei bambini?

L’incontinenza è una condizione frequente nei bambini. L’età in cui viene raggiunta la continenza varia in rapporto allo sviluppo fisico e sociale, a quello del sistema nervoso centrale e all’ambiente culturale. Nelle moderne culture occidentali, l’educazione degli sfinteri nei bambini è associata alla migliorata conoscenza delle loro capacità cognitive e all’acquisizione di modelli, regole e scopi delle famiglie di appartenenza.

Nell’Ottocento l’educazione al controllo degli sfinteri si estende dall’ambito familiare a quello scolastico. All’epoca, nei pensionati femminili la disciplina era applicata con ancor maggiore rigore e le istitutrici ingiungevano alle allieve di “trattenersi”. Oggi molti bambini, tra coloro che sono affetti da minzione disfunzionale, hanno la tendenza a posticipare la minzione, con conseguente incontinenza goccia a goccia e infezioni ricorrenti delle vie urinarie.

Quali effetti può avere l’incontinenza urinaria sui bambini?

I bambini con incontinenza possono essere soggetti a minzione disfunzionale, stipsi, IVU ricorrenti e più raramente reflusso vescico ureterale.

Come viene diagnosticata l’incontinenza urinaria pediatrica?

La diagnosi deve discriminare i bambini con problemi di svuotamento funzionali, da quelli con vesciche neurogene e quelli con anomalie anatomiche che potrebbero avere bisogno di intervento chirurgico.

Schematicamente si può affermare che la maggior parte dei piccoli pazienti che arriva al Pediatra con incontinenza è rappresentata da 2 gruppi:

  • bambine (più raramente maschietti) dai 4 anni in su con abitudine a posticipare la minzione, con associata incontinenza, stipsi e IVU ricorrenti;
  • bambini di entrambi i sessi in età prescolare (4-6 anni) con pollachiuria diurna ma senza alterazione dell’esame urine (più raramente).

Solo una piccolissima parte di bambini con incontinenza, ha seri problemi funzionali o anatomici sconosciuti sino al momento degli accertamenti (come nei casi di una vescica neurogena da disrafismo occulto).

L’esame obiettivo può svelare la presenza di eventuali markers di patologie neurologiche (presenza nella regione sacro-coccigea di macchie, angiomi, lipomi, ciuffi di peli, fossette, anomalie della plica interglutea). Essenziale è la compilazione di questionari e diari dove annotare la frequenza minzionale, in cui si rileva l’orario delle singole minzioni nelle 24 ore, e il volume di urine vuotato a ogni minzione, episodi d’incontinenza, uso di assorbenti, volume di liquidi introdotti, gravità dell’incontinenza e dell’urgenza.

Le indagini strumentali di primo livello comprendono l’ecografia reno vescicale e l’urodinamica non invasiva (flussometria, EMG con elettrodi di superficie). Nella gran parte dei pazienti è sufficiente fermarsi a questo step diagnostico, ma in casi selezionati è necessario passare a studi urodinamici invasivi (sospette lesioni neurogene).

Come può essere trattata l’incontinenza urinaria?

I pazienti affetti da infezioni ricorrenti delle vie urinarie hanno necessità di riabilitazione con terapia comportamentale, talvolta associata a terapia farmacologica (uroterapia). La presa in carico prevede una corretta informazione dei genitori sui meccanismi che presiedono il corretto funzionamento degli sfinteri, la prescrizione di una corretta frequenza minzionale ed eventualmente minzioni “ad orario”. Se seguiti con costanza, la maggior parte dei bambini e ragazzi risolve l’incontinenza e gli eventuali sintomi associati, in un periodo compreso tra pochi mesi e un anno.

Nefrologia e Chirurgia Pediatrica
Dr. Giuseppe Masnata
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