Insonnia: quando le cause sono neurologiche?

L’insonnia è un disturbo del sonno che comprende la difficoltà ad addormentarsi, mantenere il sonno e risvegli frequenti che compromettono la qualità complessiva del riposo notturno. In tanti casi può essere una condizione concomitante ad una patologia neurologica e può essere esacerbata da sintomi ad essa correlati, come deficit motori, dolore cronico e disturbi dell’umore (come depressione e ansia)[1].

Ce ne parla la dott.ssa Anna Losurdo, neurologa presso Humanitas San Pio X e gli ambulatori Humanitas Medical Care Murat e De Angeli a Milano.

Quanto è comune l’insonnia nei disturbi neurologici?

Secondo alcuni studi, l’insonnia è più diffusa tra i pazienti affetti da disturbi neurologici rispetto al resto della popolazione generale. La percentuale di persone che soffrono di insonnia varia significativamente in base al tipo di patologia neurologica: nei disturbi neurodegenerativi si registrano tassi che vanno dall’11 al 74,2%, mentre nelle malattie vascolari la prevalenza oscilla tra il 20 e il 37%. Le malattie infiammatorie mostrano un’incidenza del 13,3 al 50% e l’insonnia è presente dal 28,9 al 74,4% dei casi di epilessia. Per quanto riguarda le emicranie, l’insonnia colpisce quasi il 70% dei pazienti.

I disturbi neurologici possono provocare insonnia?

L’insorgenza dell’insonnia nei pazienti con disturbi neurologici può essere una conseguenza della malattia stessa (le malattie neurologiche possono disturbare i meccanismi cerebrali che regolano il ciclo sonno/veglia, portando a disturbi del sonno e allo sviluppo di insonnia[2]) o può essere secondaria a dolore, depressione, altri disturbi del sonno o agli effetti collaterali dei farmaci prescritti per il trattamento della condizione neurologica[3].

Quali condizioni neurologiche possono provocare insonnia?

Non di rado l’insonnia, apparentemente ingiustificata, può rappresentare un sintomo espressivo della presenza di una malattia organica o psichiatrica.

Una delle cause più frequenti e maggiormente sottovalutate di aumentata latenza di addormentamento e di frammentazione del sonno sono la sindrome delle gambe senza riposo o restless legs syndrome (RLS) e l’associato disturbo da movimenti periodici degli arti (PLMD). 

La diagnosi di RLS è clinica e si basa su alcune caratteristiche cardine: irrequietezza usualmente degli arti inferiori ma talora anche dei superiori, più spesso associata a  sintomi sensoriali definiti in svariati modi (formicolii, sensazione caldo/freddo, dolore, bruciore), che si presenta in situazioni di immobilità e riposo, che peggiora nelle ore serali e che si allevia, sebbene temporaneamente, con il movimento o massaggiando gli arti affetti. Durante la veglia ed il sonno leggero possono presentarsi contrazioni involontarie che peggiorano la qualità del sonno.

Anche disturbi del ritmo circadiano, in particolare la sindrome da fase di sonno ritardata si presentano come un’insonnia anche se, contrariamente ai casi tipici di insonnia primaria, sussiste anche difficoltà a risvegliarsi al mattino ad un’ora convenzionale.

Un’insonnia caratterizzata da risvegli infrasonno può far porre il sospetto della presenza di apnee nel sonno, che, presentandosi periodicamente, causano, tra gli altri sintomi, una frammentazione del sonno.

Le patologie cerebrali infrequentemente determinano insonnia come fenomeno isolato. Tuttavia, come abbiamo detto in precedenza, l’insonnia è comune nei disturbi degenerativi e nelle patologie infiammatorie, come la sclerosi multipla.

L’insonnia può anche essere anche la conseguenza di un danno cerebrale o di un ictus; in particolare se l’evento coinvolge la regione talamica paramediana.

Infine, l’insonnia si riscontra nelle encefaliti limbiche, raro disordine che si presenta con confusione fluttuante, crisi epilettiche e sintomatologia autonomica.  

 Le condizioni neurologiche che possono provocare insonnia sono:

·    mal di testa (come emicrania, cefalea a grappolo, emicrania parossistica cronica)

·    sindrome delle gambe senza riposo

·    morbo di Parkinson

·    sclerosi multipla

·    trauma cranico

·    epilessia

·    malattie neuromuscolari

·    ictus

·    demenza[4]

Chi soffre di insonnia a quale medico deve rivolgersi per avere una diagnosi?

Diversi professionisti si occupano di disturbi del sonno; nello specifico caso dell’insonnia sicuramente è indispensabile una visita neurologica con un neurologo esperto in medicina del sonno per essere sottoposti ad un’anamnesi non solo generale ma anche ipnologica e per la prescrizione di esami diagnostici strumentali specifici come la polisonnografia. 

Alcuni disturbi neurologici possono causare sintomi psichiatrici oltre a disturbi del sonno e la stessa insonnia spesso è secondaria a cause psicologiche/psichiatriche, pertanto non è raro che in alcuni casi sia richiesta la valutazione da parte di entrambi gli specialisti.

Come può essere trattata l’insonnia nei disturbi neurologici?

I farmaci utilizzati nel trattamento dell’insonnia associata a disordini neurologici e quello dell’insonnia primaria sono essenzialmente molto simili. È tuttavia importante nei pazienti conoscere l’esatta natura dell’insonnia: il fatto che essa riguardi l’inizio del sonno o il suo mantenimento influenza, infatti, la scelta del farmaco. 

I problemi a mantenere il sonno sono particolarmente frequenti, per esempio, negli anziani (affetti da disturbi neurodegenerativi) e sono molto comuni nella pratica clinica neurologica. Molto efficace può risultare la terapia non farmacologica o cognitivo-comportamentale: viene realizzata attraverso una serie di sessioni da parte di psicologi con specifica formazione in medicina del sonno ed hanno come obiettivo i meccanismi sottostanti che causano o perpetuano l’insonnia quali l’arousal condizionato nel momento di andare a letto, credenze e abitudini distorte riguardo il sonno o il tempo eccessivo trascorso a letto.

Perché è importante trattare l’insonnia nei disturbi neurologici?

L’insonnia può peggiorare i sintomi di una condizione neurologica (intensificandoli) e, di conseguenza, compromettere la qualità di vita del paziente[5]. Inoltre, può avere un impatto significativo sulla funzione cognitiva e fisica del paziente e può essere associata a disagio psicologico e depressione[6].


[1] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7944611/

[2] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0035378723010056?via%3Dihub

[3] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1087079211000074?via%3Dihub

[4] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7944611/

[5] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0035378723010056?via%3Dihub

[6] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1087079211000074?via%3Dihub

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