La terapia sublinguale, il sistema più soft ed efficiente per curare e vincere le allergie respiratorie

Quando si parla di allergie respiratorie, la parola d’ordine è “desensibilizzare” e cioè fare in modo che l’organismo che è sensibile agli acari della polvere, ai micofiti, agli animali, ai pollini di graminacee, parietaria e ambrosia, entro un certo lasso di tempo, quantificabile in circa tre-quattro anni, non lo sia più, liberando chi soffre di allergia da disturbi che sono in grado di incidere anche in modo sensibile ed evidente sulla qualità della vita.

Oggi la desensibilizzazione che, al contrario della terapia farmacologica, non richiede la somministrazione di alcun medicinale, può essere raggiunta in due differenti modi: attraverso la classica terapia iniettiva sottocutanea oppure con la più recente terapia locale sublinguale.

Ne parliamo con il dottor Renato Sambugaro, allergologo che svolge la sua attività presso l’Humanitas Medical Care di Bergamo.

Dotto Sambugaro, si può dire che per contrastare le allergie la terapia desensibilizzante sia più efficace delle cure farmacologiche?

«Sono due approcci diversi. Le terapie farmacologiche sono mirate a contenere i sintomi delle allergie ma non modificano la storia naturale della malattia, finito l’effetto del farmaco il sintomo si ripropone con la stessa intensità di prima. La terapia desensibilizzante, al contrario, non ha un effetto immediato sul sintomo perché nel tempo crea tolleranza nei confronti dell’allergene incriminato in un organismo che l’ha perduta. In termini stretti si può dire che la terapia desensibilizzante è la “vera cura” perché agisce modificando la risposta del corpo nei confronti degli allergeni».

Per quali tipi di allergia è efficace la terapia sublinguale?

«Attualmente questo tipo di terapia può essere applicato nei casi di allergia ai più frequenti allergeni inalanti – graminacee, alberi, acari della polvere, ambrosia, cane, gatto – che causano riniti, congiuntiviti e asma».

Come funziona questa terapia?

«La terapia va a modificare la ipereattività del soggetto allergico che a differenza del sano risponde con i vari sintomi agli allergeni presenti nell’ambiente. Per fare questo viene posto a contatto con l’organismo ammalato l’allergene responsabile a dosaggi crescenti, andando cosi a modulare e a ridurre questa iperreattività. Molti studi scientifici hanno messo in relazione l’utilizzo della terapia sublinguale desensibilizzante con il consumo di farmaci e la sintomatologia dei pazienti e tutti concordano nell’affermare che la terapia riduce il consumo di farmaci, la frequenza e l’intensità dei sintomi. Ovvio che trattandosi di terapia non farmacologica è un grande regalo al nostro corpo che introduce molti meno cortisonici, broncodilatatori e antistaminici oltre al miglioramento clinico».

La terapia desensibilizzante può essere attuata attraverso iniezioni o in modalità sublinguale. Quali differenze ci sono tra queste due tipologie?

«Dal punto di vista dei risultati non ci sono differenze, ma molto cambia sotto il profilo della fruizione della terapia. Quella iniettiva è più invasiva e impattante perché necessita di somministrazioni iniettive periodiche da parte del medico, quindi il paziente dovrà inevitabilmente perdere ore per recarsi presso l’ambulatorio e osservare dopo la somministrazione un periodo di attesa al fine di escludere eventuali reazioni che, anche se rare, possono verificarsi e necessitano di trattamento immediato. Non parliamo poi dei pazienti che hanno fobia per gli aghi, i quali mal sopportano questo tipo di somministrazione».

E la terapia sublinguale?

«La terapia sublinguale, invece, a parità di efficacia risolve molti di questi problemi perché essendo praticata utilizzando gocce o compresse solubili da posizionare sotto la lingua, può essere eseguita presso il proprio domicilio, senza necessità di recarsi dal proprio medico per la somministrazione. Infatti diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’allergene somministrato sotto la lingua permane ancora dopo 48 ore nello stesso punto, non essendo assorbito per via sistemica come l’iniettivo e quindi il paziente non necessita di un periodo di osservazione dopo la dose assunta. Quindi, a parità di efficacia abbiamo una maggiore sicurezza di impiego che permette l’utilizzo anche in età pediatrica precoce. Ovviamente il tutto secondo gli schemi stabiliti dallo specialista allergologo che modulerà la terapia stessa in base alla sensibilità di ogni soggetto. I controlli, poi, durante la terapia sono ogni 3-4 mesi e quindi la compliance del paziente nei confronti della terapia sublinguale è nettamente superiore a quella per l’iniettiva».

Una differenza che assume ancor maggiore importanza nel caso dei bambini…

«Sì, perché nei più piccoli è quasi impossibile riuscire a effettuare una terapia continua, basata su iniezioni, per loro, paurose e dolorose. E anche in questo caso si deve tenere conto del minore tempo perso dai genitori, che possono fare tranquillamente tutto in casa. Ma c’è anche un altro aspetto molto importante: in passato si aspettava che il bambino peggiorasse negli anni prima di iniziare una terapia desensibilizzante, quella iniettiva, che veniva spostata più in là possibile nel tempo. Oggi l’approccio è completamente diverso perché si cerca di interrompere il più precocemente possibile la cosiddetta “marcia allergica” cioè l’evoluzione peggiorativa dei sintomi nel corso degli anni. Si può portare ad esempio un bambino che già in età precoce inizia ad avere problemi di asma allergico da acari della polvere e per il quale già a partire dai tre anni è possibile intervenire con la desensibilizzazione sublinguale che sarà efficace nel ridurre il consumo di farmaci, dei sintomi e che verrà sicuramente ben accettata, essendo indolore».

Come avviene la somministrazione sublinguale?

«Può avvenire sotto forma di gocce o di compresse – che contengono dosi progressivamente crescenti di allergene, così da creare tolleranza – che vanno posizionate sotto la lingua. Un’azione che non deve essere eseguita per forza tutti i giorni in quanto le quantità e le modalità di somministrazione vengono stabilite di volta in volta a seconda delle caratteristiche del paziente. Diciamo che si tratta di un’ottima terapia che va però personalizzata con attenzione durante i controlli periodici dallo specialista. I controlli servono infatti a valutare la progressiva desensibilizzazione man mano che si attua la terapia».

Quando deve essere effettuata l’azione di desensibilizzazione?

«Per gli allergeni che circolano in primavera-estate si attua una terapia cosiddetta pre-costagionale, che deve essere iniziata prima degli inizi di fioritura e mantenuta durante tutto il periodo di presenza dell’allergene nell’aria. Per gli acari della polvere e gli animali, invece, trattandosi di allergeni cosiddetti “perenni” perché non hanno stagionalità, la terapia va eseguita tutto l’anno. Possiamo sintetizzare che i pazienti con allergia agli alberi che hanno fioriture precoci (gennaio-marzo) hanno necessità di inizio terapia a novembre-dicembre, quelli con allergia a graminacee con fioritura successiva (aprile-giugno) possono iniziare la terapia a gennaio-febbraio, i soggetti con allergia ad ambrosia, più tardiva (luglio-settembre) possono iniziare a maggio-giugno. Coloro che sono invece sensibili ad acari e animali possono iniziare in qualsiasi momento dell’anno ma la terapia va fatta continuativamente e non solo prima e durante la stagione di fioritura come negli altri casi. La cosa importante da sottolineare è che, sia che si tratti di terapia pre-costagionale sia di terapia per allergeni perenni, la desensibilizzazione va attuata per almeno 3-4 anni perché andando a incidere sulla tolleranza dell’organismo necessita, come si può facilmente comprendere, di tempo per modulare l’organismo. Ma i risultati sono garantiti».

Allergologia ed immunologia clinica
Dott. Renato Carlo Sambugaro
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