Come confermato da recenti dati, stiamo assistendo ad un progressivo abbassamento dell’età di comparsa del tumore alla prostata. Questa patologia, che un tempo colpiva gli uomini a partire da 50 anni (con un ulteriore incidenza tra gli over 65), oggi inizia ad interessare anche fasce anagrafiche più giovani.
Affrontare la malattia in un periodo in cui si è ancora nel pieno delle proprie forze, porta il paziente a valutare trattamenti non solo efficaci, ma che siano anche in grado di garantire o quantomeno preservare il più possibile la qualità di vita. Questo significa, in concreto, debellare il tumore evitando però di incorrere nell’incontinenza urinaria e nella disfunzione erettile, due possibili complicanze della tradizione chirurgica open.
Alla luce di questo e di una vita di coppia e sociale cui non si può, né si deve rinunciare, l’opzione robotica diventa una valida alternativa. “Le procedure eseguite tramite il robot da Vinci – spiega il dottor Gianluigi Taverna – rappresentano ormai il gold standard per la prostatectomia radicale (rimozione totale della prostata): grazie alla tecnologia robotica, inoltre, è possibile asportare in contemporanea i linfonodi locoregionali, il tutto con tecnica “nerve sparing” che permette il mantenimento delle terminazioni nervose allo scopo di ridurre le problematiche proprio legate alla ripresa funzionale sessuale”.
Avvalersi del robot è vantaggioso per il medico, perché il gesto operatorio risulta più preciso e meno invasivo: la visione dell’area anatomica attraverso la consolle è magnificata ed il tremore fisiologico della mano è azzerato. Grandi benefici, inoltre, sono offerti al paziente che subisce incisioni più ridotte, con minor perdita di sangue, limitato rischio trasfusionale, abbattimento del dolore post operatorio. Una serie di vantaggi che, infine, si traducono in una degenza più breve ed in tempi di recupero funzionali più celeri.
Approfondisci l’argomento, cliccando qui: Tumore della prostata. “Da Vinci X”, l’ultimo modello di chirurgia robotica
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