Le radiazioni che salvano il cuore

Si stima che nel nostro Paese più di un milione di persone l’anno sia colpito da infarto o da angina pectoris. Questo numero è destinato a crescere a seguito dell’aumento dell’aspettativa di vita. Per fortuna, però, c’è stato un lieve declino del tasso di mortalità per coronaropatia, grazie soprattutto a una migliore prevenzione, diagnosi e gestione della patologia, resa possibile da efficaci strumenti della medicina nucleare come la scintigrafia miocardica di perfusione (SMP).

Vediamo di che cosa si tratta con la dottoressa Barbara Nardi, specialista di Cardiologia nucleare in Humanitas.

Che cos’è la scintigrafia miocardica di perfusione?

La scintigrafia miocardica di perfusione è un metodo che assume una grande importanza nella diagnosi tempestiva e nel follow up della coronaropatia”, spiega l’esperta. E prosegue: “Essa consente di vedere in maniera molto dettagliata come vengono ossigenati i diversi segmenti del muscolo cardiaco e stabilire come sia possibile intervenire”.

Quali vantaggi offre questa metodica?

La scintigrafia è estremamente precisa nel diagnosticare l’eventuale presenza di difetti di perfusione, ovvero aree di ischemia (mancanza di ossigeno) e, soprattutto, la loro posizione ed entità”, spiega la dottoressa. E aggiunge: “Le informazioni fornite da questo strumento sono nettamente più specifiche rispetto a quelle di altre metodiche che associano immagini a un test da sforzo, come l’elettrocardiogramma e la risonanza magnetica cardiaca da stress. A differenza di quest’ultima, con la scintigrafia miocardica di perfusione è possibile eseguire uno sforzo fisico (cyclette) e non solo uno sforzo tramite l’ausilio di farmaci che ne riproducano le condizioni”.

Ci sono rischi per chi si sottopone a questa metodica?

“Il rischio sulla potenziale cancerogenicità delle sostanze radioattive utilizzate come traccianti da questo metodo è talmente basso (si parla di esposizione a dosi di radiazioni equivalente a un anno circa di quella alla naturale radiazione ambientale) da non essere nemmeno documentato in letteratura”, risponde la dottoressa Nardi.

La medicina nucleare è in generale una metodica sicura e sotto il costante controllo di medici e fisici esperti. L’invasività è limitata e non comporta alcun fastidio per il paziente, con l’eccezione dell’iniezione del liquido tracciante e dell’attesa relativa ai tempi di esecuzione dell’esame.

 

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