L’importanza di sbagliare (anche a scuola)

Commettere un errore è una brutta sensazione che si può provare in qualsiasi momento: quando la freccetta manca il bersaglio, quando si prende un’insufficienza a scuola, quando non si svolge correttamente un qualsiasi compito che ci è stato affidato. Sensazioni fastidiose o dolorose che tuttavia fanno parte di ciò che il nostro cervello fa per consentirci di avere successo in futuro.

Per i nostri antenati che vivevano allo stato brado, cacciando selvaggina ed evitando i predatori, commettere un errore poteva significare ferirsi o morire. Per questo, il cervello doveva aiutarli ad imparare dai propri sbagli, in modo che la razza umana potesse sopravvivere. In qualche modo, cercava di prevedere il futuro, permettendo agli uomini di cambiare le proprie azioni, ed evitare così di commettere gli stessi errori.

Capire come il cervello individua e affronta gli errori è quindi fondamentale. La dott.ssa Marcella Mauro, psicologa dell’apprendimento presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola a Milano e specialista del centro Psico Medical Care di Humanitas, ci spiega il perché.

Che ruolo ha l’errore nel processo educativo? 

L’errore ha un ruolo importante: è normale, positivo ed utile. Normale perché fa parte dell’esperienza e dell’attività dell’essere umano; positivo perché con la sua correzione permette di far giungere il soggetto a conoscenze più prossime alla verità; utile perché lo mette in condizione di imparare dagli errori.

Gli errori fanno crescere il cervello

Sono molti gli studi sui meccanismi neuronali che operano nel cervello delle persone quando sbagliano. 

Lo psicologo Jason Moser e il suo gruppo  hanno scoperto qualcosa di affascinante (Moser et al., 2011). Quando commettiamo un errore, le sinapsi si attivano. Una sinapsi è un segnale elettrico che si muove tra le parti del cervello quando si verifica un apprendimento.

Si potrebbe pensare che questo accada solo se le persone  correggono l’errore e risolvono il problema correttamente ma non è così. Infatti, lo studio di Moser ci dimostra che non è nemmeno necessario essere consapevoli di aver commesso un errore perché si verifichino scintille cerebrali: il  cervello si accende e cresce anche se non ne siamo consapevoli, perché è un momento di contrasto cognitivo. 

Apprendere con la paura di sbagliare 

La paura di commettere errori è spesso paralizzante.

Per alcuni studenti è più facile accettare gli errori e imparare da essi; per altri diventa stressante, frustrante, scoraggiante; altri ancora ne hanno una paura disperata.

Gli errori che gli studenti compiono si accompagnano spesso a emozioni sgradite; quando l’errore causa dolore, stress, paura, l’emozione che proviamo ci mette in uno stato di alert che ci dice di scappare a gambe levate invece di affrontarlo e modificarlo. 

Gli stimoli provocati dalle emozioni vengono elaborati dai centri sottocorticali dell’encefalo (amigdala) e avviano delle reazioni neuroendocrine che hanno appunto la funzione di farci percepire una situazione di allarme. Per questo motivo possiamo  avvertire delle modificazioni nel nostro corpo, come il battito accelerato, la sudorazione, il tremore.

Le nostre memorie registrano tutto. Se per un mio errore, durante un’interrogazione a scuola, ho sperimentato la fiducia e l’incoraggiamento da parte dell’insegnante, sarò più propenso a continuare lo studio e riprovare. Se invece mi sento giudicato e sperimento paura e senso di impotenza, dalla mia memoria arriverà il messaggio contrario: questa situazione e questi errori ti fanno stare male, scappa.

Gli errori per apprendere: qual è il ruolo degli insegnanti?

Il sistema educativo scolastico dovrebbe rivalutare l’errore e il diritto di sbagliare perché gli errori sono i nostri più grandi correttori del futuro. L’analisi qualitativa dell’errore ci  indica la direzione da prendere. In questo senso, nella scuola,  riconosce l’importanza dell’errore è fondamentale.

Se la valutazione invece si basa sul risultato finale e non sul processo, se l’errore è legato al giudizio, se dall’errore andiamo alla ricerca del colpevole o della patologia, non riusciremo mai a trovare la strada giusta

Tra docente e studente dovrebbe crearsi quell’ alleanza che infonde coraggio, che attiva le risorse di base per affrontare le difficoltà e superarle, che fa sentire di non essere soli.

Come superare la paura dell’errore in classe?

Ecco quattro strategie: 

1. Riconoscere che la paura è reale

La paura del fallimento è radicata. I ricercatori sanno che quando gli studenti con l’ansia matematica incontrano i numeri, per esempio, “si attiva un centro della paura nel cervello, lo stesso centro della paura che si illumina quando la gente vede serpenti o ragni”.

La paura di essere riconosciuti come incompetenti può portare a sentimenti di inadeguatezza, agitazione o ad atteggiamenti di evitamento.  

Per superare la paura nelle nostre classi, dovremmo identificarla, condividerla  e provare a sostituire i pensieri distruttivi. Per esempio, dovremmo imparare a sostituire il pensiero “sono stupido” con un altro pensiero più funzionale “sto imparando, è normale fare errori”.

 2. Lavoro nella zona di sviluppo prossimale

Ottenere risposte corrette non riflette necessariamente un autentico apprendimento a lungo termine. Sarebbe utile lavorare con gli studenti su situazioni problematiche che non prevedano una sola risposta corretta ma aperta, in modo che esplorino più soluzioni, attingendo e creando connessioni con le conoscenze precedenti. 

Trovare più soluzioni significa trovare anche più strade da percorrere, corrette o sbagliate che siano: l’importante è capire come e perché alcune sono sbagliate, approfondendo la loro comprensione dell’argomento.

3. Sfruttare la passione e la curiosità

Ogni esplorazione nell’ignoto, sia che si tratti di visitare un nuovo paese o di assaggiare cibi sconosciuti, spinge il cervello ad accettare l’incertezza. Le aree del cervello che sono attive quando le persone si confrontano con nuove idee o affrontano sfide creative si illuminano anche quando assumono rischi calcolati.

Quando gli studenti lavorano su cose nuove, che li interessano e li appassionano, sono molto più propensi a tollerare gli errori.

4. Correggere meno e discutere di più

Correggere ogni errore in classe può essere soffocante, non solo per gli studenti ma anche per l’insegnante. Si potrebbe concedere più tempo alla condivisione delle strategie utilizzate per affrontare il compito, alla valutazione tra pari utilizzando guide condivise in classe. Sarebbe importante creare un ambiente scolastico meno giudicante , in cui gli studenti si sentano incoraggiati a sperimentare e a correre rischi 

Iniziando dalle piccole cose come : 

·  Smettere di segnare gli errori nei test e nei compiti senza spiegare perché sono sbagliati. Fornite spiegazioni per aiutare lo studente a capire cosa è andato storto e come risolverlo. Una grande X rossa non è sufficiente.

·  Dare agli studenti la possibilità di correggere gli errori e di rifare il lavoro. In questo modo gli errori diventano opportunità di apprendimento. A questo proposito il miglioramento deve diventare un fattore significativo nel processo di valutazione. Più uno studente si corregge e  migliora, più alto sarà il suo voto. 

·    Partire da ciò che è giusto. Se un insegnante chiede: “Qual è la montagna più alta d’Italia?” e uno studente risponde: “Il Monte Cervino “, invece di dire: “Ti sbagli”, provate a dire: “Il Cervino è una montagna, hai ragione. Tuttavia, non è la più alta”. Cerchiamo di prendere in considerazione altre risposte.

L’errore deve essere percepito per  ciò che è realmente, un’opportunità di miglioramento e un elemento indispensabile per imparare

Sappiamo che la vita è una sfilata continua di incidenti e sorprese su cui abbiamo poco o nessun controllo. Tuttavia, quando troviamo un modo per risolverli o accettarli, impariamo dal percorso e non solo dal risultato.

L’intera umanità si è evoluta e continua a costruire sugli errori commessi dai nostri predecessori nella storia. Tutti i progressi della “scienza e della civiltà odierna non sarebbero possibili senza gli errori commessi, il loro riconoscimento e il loro superamento”.

Psicologia
Dott.ssa Marcella Mauro
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