Malattie cardiovascolari: il ruolo del Cardiologo nella stratificazione del rischio

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di disabilità e morte nel nostro Paese, così come in tutti i paesi industrializzati. Nonostante negli ultimi trent’anni sia stato fatto molto per ridurne l’impatto negativo sulla salute pubblica, numerosi aspetti possono ancora essere migliorati. Si tratta infatti di patologie la cui incidenza e severità possono essere significativamente ridotte grazie a una corretta informazione e a una buona prevenzione. Alla base di infarto, ictus e delle altre patologie cardiovascolari maggiori, infatti, vi sono fattori di rischio ben definiti, alcuni dei quali non modificabili (età, sesso e familiarità), ma per la maggior parte  modificabili in modo semplice e ben definito.

Per ridurre il rischio, infatti, a volte, sono sufficienti alcuni cambiamenti nel nostro stile di vita, come fare più attività fisica e mangiare cibo sano. Ma cos’altro possiamo fare per salvaguardare la nostra salute?

Ne abbiamo parlato con il dott. Damiano Regazzoli Lancini, cardiologo presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Premuda a Milano.

Quali sono le malattie cardiovascolari?       

Con il termine malattie cardiovascolari si fa riferimento a tutte le patologie a carico del cuore e dei vasi sanguigni. Le più diffuse nei paesi industrializzati sono:

  • Angina pectoris: è il classico “dolore al petto”, transitorio, che insorge durante uno sforzo fisico, uno stress emotivo o una prolungata esposizione al freddo. È causata da un temporaneo scarso afflusso di sangue al cuore che determina la mancanza di ossigeno al tessuto cardiaco. La causa del ridotto apporto di sangue è nella grande maggioranza dei casi legata alla presenza di placche aterosclerotiche sulle arterie coronarie.
  • Infarto del miocardio: questo quadro, fortunatamente meno frequente del precedente, è caratterizzato da una completa compromissione del flusso sanguigno per il muscolo cardiaco, a causa dell’occlusione parziale o totale di un’arteria coronarica. La conseguenza è la morte delle cellule miocardiche della zona del cuore colpita dall’infarto. Si manifesta con dolore al petto prolungato e a riposo, spesso associato a sudorazione fredda, nausea e/o vomito. Richiede sempre un pronto ed immediato accesso in Pronto Soccorso.
  • Ictus: è l’equivalente dell’infarto del miocardio, ma a carico del cervello. La causa è infatti l’improvvisa occlusione di un vaso cerebrale e dal conseguente danno alle cellule cerebrali dovuto dalla mancanza dell’ossigeno e dei nutrienti portati dal sangue. Generalmente compare improvvisamente, senza dolore ma con l’insorgenza di disturbi del movimento o della sensibilità, in genere di un solo lato del corpo.
  • Arteriopatia periferica e dei vasi viscerali: è contraddistinta da un’alterazione della parete delle arterie, in cui compaiono placche aterosclerotiche che ne determinano una riduzione di calibro. In caso di interesse dei vasi degli arti inferiori, si potrà percepire un fastidio durante la marcia (claudicatio). In caso invece di malattia a carico delle arterie viscerali (renali, mesenteriche, iliache interne) i sintomi potrebbero essere più sfumati e difficili da inquadrare.

Infine è necessario ricordare come molti altri quadri clinici cardiologici siano causati proprio dalle patologie sopra riportate. Tra questi il più frequente e severo è lo scompenso cardiaco, in cui il cuore è incapacitato ad assolvere alla normale funzione contrattile di pompa, spesso proprio a causa dei danni riportati in conseguenza di infarti pregressi.

Quali sono i fattori di rischio?

Le malattie cardiovascolari presentano fattori di rischio modificabili e non modificabili. Tra quelli che non si possono modificare c’è, per esempio, la familiarità (presenza di parenti stretti che abbiano sofferto di problematiche al cuore in età giovanile), l’età (il rischio aumenta con l’avanzare dell’età) e il sesso (gli uomini sono più a rischio delle donne).

Quelli modificabili, invece, sono i più interessanti, in quanto semplici da identificare e relativamente facili da contenere. Il più diffuso e rilevante è di certo l’ipertensione arteriosa. La “pressione alta” può essere infatti prevenuta conducendo una dieta adatta (ridotto apporto di sodio), mantenendo uno stile di vita attivo (almeno 30 minuti di attività fisica, tre volte alla settimana) e perdendo peso (la pressione arteriosa cala al calare del peso corporeo). Un discorso analogo vale anche per gli altri fattori di rischio modificabili, quali gli elevati livelli di colesterolo e glicemia, il sovrappeso, lo stile di vita sedentario e lo stress. 

Ovviamente la correzione dello stile di vita può avere un effetto benefico (anche rilevante) sui fattori di rischio sopra citati, ma quando questi raggiungono un valore soglia (differente da paziente a paziente) si potrà rendere necessaria una terapia farmacologica specifica.

Discorso a parte invece per il fumo: è il fattore di rischio più facilmente modificabile, ma anche uno di quelli con l’impatto negativo maggiore. Per questo è così importante smettere di fumare e per questo Humanitas mette a disposizione dei pazienti un servizio di consulenza anti-Fumo di alto livello e molto personalizzabile.

Quando fare una visita cardiologica?

Si tende spesso a programmare una visita cardiologica una volta identificati i fattori di rischio, per esempio l’ipertensione arteriosa. Un approccio più attuale alla prima valutazione cardiologica potrebbe invece essere il seguente:

  • È strettamente indicato sottoporsi a una visita in caso di presenza di sintomi riferibili ad una problematica cardiologica: dolore al petto sotto sforzo, palpitazioni o altre aritmie, mancanza di fiato (dispnea), impossibilità a compiere sforzi che nelle settimane precedenti si facevano senza problemi.
  • È utile programmare una visita anche in caso di rilievo di uno dei fattori di rischio sopra citati, in particolare dell’ipertensione arteriosa.
  • In assenza di campanelli d’allarme, una prima visita cardiologica finalizzata alla precoce identificazione dei fattori di rischio e dei conseguenti danni, può essere programmata negli uomini dopo i 40 anni e nelle donne dopo i 50. Questa differenza è legata al fatto che fino alla menopausa, nel sesso femminile il rischio cardiovascolare sia estremamente basso per la presenza degli ormoni. 

Una visita periodica di controllo verrà poi consigliata dallo specialista ai pazienti con un rischio cardiovascolare aumentato.

Come si svolge la prima visita cardiologica?

La prima visita cardiologica per la stratificazione del rischio cardiovascolare consiste in primis in una accurata raccolta dei dati anamnestici. Viene raccolto un gran numero di informazioni sulla storia clinica e sullo stile di vita: alimentazione, peso ed altezza, fumo, livello di attività fisica e di sedentarietà, eventuali patologie non cardiologiche, casi in famiglia di patologie cardiache, terapia farmacologica. 

Successivamente, il medico procede all’esame obiettivo, che consiste in una attenta auscultazione del cuore e dei polmoni, seguita da una valutazione generale di collo, addome ed arti inferiori. Infine si esegue la misurazione della pressione arteriosa.

La visita dura circa 30 minuti e comprende anche la valutazione dell’elettrocardiogramma, esame in grado di accertare o escludere la presenza di patologie acute (come aritmie o sofferenza ischemica del cuore).

Il cardiologo procederà quindi, sulla base dei dati personali raccolti, dell’elettrocardiogramma o dell’esame obiettivo, a stimare il rischio cardiovascolare del paziente sulla base di differenti tool disponibili e largamente validati su popolazioni estremamente numerose. 

In caso di rischio basso (< 1% nei 5 anni successivi), non sarà necessario alcun controllo successivo. In caso invece di rischio intermedio (1-5% di rischio di eventi previsto nei 5 anni successivi), potrà rendersi necessaria l’esecuzione di ulteriori accertamenti per meglio definire il quadro cardiovascolare. Questi accertamenti potranno comprendere prelievi ematochimici (sangue ed urine), ecografia del cuore, ecografia Doppler delle carotidi, test cardiovascolare da sforzo, risonanza magnetica del cuore, ECG delle 24 ore (Holter) o TAC coronarica

Tutti gli esami descritti possono essere eseguiti in Humanitas (HMC di Premuda o altre sedi, Humanitas Research Hospital Rozzano, Humanitas San Pio X) con apparecchiature di ultima generazione.

I punti di forza della valutazione cardiologica in Humanitas sono proprio legati alla modernità dell’approccio alla prevenzione delle patologie cardiovascolari, con un modello di gestione dei pazienti solidamente ancorato sulle evidenze scientifiche ma ampiamente personalizzabile a seconda delle esigenze del singolo paziente. 

Specialista in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare
Dott. Damiano Regazzoli Lancini
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