Malattie urologiche, la prevenzione aiuta a vivere meglio (e più a lungo)

Prevenzione. Una parola per certi versi magica, capace di salvare la vita di molte persone.

Novembre è il mese di “Movember”, l’iniziativa che proprio dal punto di vista della prevenzione punta l’attenzione sulla sensibilizzazione alle patologie che più colpiscono la parte maschile della popolazione. Tra queste hanno un ruolo non certamente secondario le malattie urologiche e quelle che riguardano in particolare un organo presente solo nell’organismo maschile, la prostata.

Ne parliamo con il dottor Vincenzo Altieri, urologo di Humanitas Gavazzeni, Humanitas Castelli e Humanitas Medical Care di Bergamo.

Dott. Altieri, quanto è importante la prevenzione dal punto di vista urologico?

«La prevenzione è fondamentale, non ci dimentichiamo che il tumore alla prostata è la seconda causa oncologica di decesso per quanto riguarda gli uomini. È importante quindi evidenziare eventuali problematiche prima che aumentino di intensità e diventino difficili da curare. Ma non è un discorso che riguarda solo la presenza di un tumore. Anche altre patologie legate all’apparato prostatico, come ad esempio la difficoltà ad urinare, l’ipertrofia prostatica, la prostatite possono essere curate con più efficienza se individuate nella loro fase iniziale. Prevenire non aiuta solo a salvare molte vite ma è anche importante per rendere migliore la qualità della vita di persone che altrimenti si troverebbero a vivere situazioni fastidiose e difficili da gestire».

Come si può fare prevenzione sulle patologie che riguardano la prostata?

«La prima cosa da fare è sottoporsi una visita urologica a partire dai 45 anni. Oggi il sistema di prevenzione è così organizzato che in molte zone d’Italia arriva a casa una comunicazione in cui si invita la persona che ha appena superato quest’età a recarsi in un ospedale o in un ambulatorio a effettuare la visita. È molto importante non cestinare questo invito e seguire i consigli indicati. Da questa scelta può dipendere la qualità della propria vita futura. Ma attenzione, il limite dei 45 anni, poi, può essere anticipato anche fino ai 40 per tutti gli uomini che hanno una certa familiarità con il tumore prostatico, cioè che hanno parenti stretti che ne sono stati o ne sono vittime, oppure quando, da un esame del sangue, risulta che il livello del PSA, che è l’indice di salute prostatica, è superiore ai valori di riferimento».

Ecco, appunto il PSA. Questo è l’esame che ci indica che qualcosa non sta andando per il verso giusto…

«Sì, è quello che se rivela valori fuori dalla norma ci deve indurre ad approfondire le azioni diagnostiche. Dopo l’età indicata – 45 o 40 anni, a seconda dei casi – è bene effettuarlo almeno una volta all’anno, fino ai 75 anni. Da quell’età in poi può essere sufficiente sottoporsi a una visita urologica solo nel caso in cui si verifichino delle disfunzioni evidenti».

Quali sono i segnali che ci devono indurre a sottoporci a una visita urologica?

«La visita preventiva di cui abbiamo parlato prima non deve essere eseguita solo a seguito di precisi sintomi, perché il tumore prostatico ai suoi esordi è del tutto asintomatico. Solo attraverso la visita possiamo accorgerci se si è già formato e capire in quale stadio di avanzamento si trova. Per il resto è di sicuro necessario rivolgersi a uno specialista nel caso in cui si registrino “anomalie” come difficoltà a urinare, esigenza di urinare spesso nel corso della notte, frequenza elevata delle minzioni diurne, lunga attesa prima che si riesca a urinare, getto dell’urina lento o minzione che può essere effettuata non con un getto unico e continuo ma in più tempi».

E la prevenzione sulle altre patologie urologiche come può essere attuata?

«La visita preventiva eseguita con l’ausilio di un apparecchio ecografico può senza dubbio anticipare la diagnosi di patologie molte volte asintomatiche il cui sviluppo porterebbe certamente a trattamenti terapeutici più aggressivi e invasivi. Penso in particolare a tutta la patologia oncologica urologica, il tumore del rene, della vescica e del testicolo. Tra l’altro l’ecografia non trasmette radiazioni per cui risulta una procedura strumentale diagnostica sicura e applicabile su tutte le tipologie di pazienti».

Anche i giovani devono fare prevenzione?

«Anche i giovani dovrebbero sottoporsi a una visita di prevenzione e mi riferisco in particolare ai ragazzi in età puberale, dagli 11 ai 18 anni. Durante questa fascia di età avvengono i cambiamenti corporali principali che portano alla maturazione sessuale e psichica. È in questo periodo che una visita urologica dovrebbe avere il compito di escludere la presenza di condizioni patologiche misconosciute come il varicocele, i testicoli ritenuti o ipermobili, e altre condizioni che potrebbero comportare un errato sviluppo fisico fino ad arrivare all’infertilità. Tutto ciò ha ancora più valore oggi, in cui la visita di leva, che svolgeva in parte un ruolo di prevenzione, è stata abolita».

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