Occhio secco in inverno, lo si combatte con una buona idratazione e con una dieta ricca di omega 3

L’occhio secco è una problematica legata a una non ottimale lubrificazione dell’occhio che trae origine dalla cattiva qualità o dalla scarsa quantità del liquido lacrimale.

La secchezza dell’occhio è piuttosto fastidiosa e può provocare vari tipi di disturbo, che variano a seconda della gravità della situazione.

«Ci sono vari gradi di gravità del fastidio procurato dall’occhio secco – sottolinea il dottor Mauro Carrara, oculista di Humanitas Castelli e di Humanitas Medical Care di Bergamo e di Trezzo sull’Adda –. Si può andare dalla fotofobia, cioè il fastidio che si prova in presenza della luce, al fatto di avere gli occhi rossi, dalla sensazione di avere del materiale estraneo nell’occhio, come fosse un granello di sabbia, al provare bruciore. Una qualità scarsa della lacrima può anche produrre un annebbiamento della vista, generare una cattiva qualità visiva».

Per quale motivo e secondo quale meccanismo si forma la “lacrima cattiva”?

«Anzitutto bisogna dire che la lacrima non è un liquido semplice, è una sorta di “sandwich” di vari componenti. Lo strato aderente alla cornea è ricco di mucine, proteine che hanno grande capacità di assorbire acqua, poi c’è lo stato intermedio acquoso e quello superficiale che è invece lipidico. Quando questi tre componenti non sono in equilibrio tra loro, il liquido lacrimale ne soffre dal punto di vista della qualità. Questo può avvenire, per esempio, nelle persone che soffrono di blefarite seborroica, che hanno problemi di lacrimazione perché la componente lipidica non funziona bene. Le condizioni ambientali possono invece incidere soprattutto sulla componente acquosa ma possono contribuire a intaccare anche la parte più aderente all’occhio, che è quella che procura il maggior numero di fastidi perché non consente alla lacrima di distribuirsi bene sull’intera superficie oculare e può provocare fenomeni di alterazione dell’epitelio corneale. Infine, una parte del problema può essere procurata anche dall’età: con il trascorrere degli anni le ghiandole lacrimali, come tutte le altre ghiandole del nostro organismo, tendono a invecchiare e a non funzionare più al 100%».

Quali condizioni ci fanno capire che si tratta di occhio secco e non di un problema occasionale ed estemporaneo?

«L’occhio secco si rivela in particolare al mattino, al risveglio. Quando si soffre di questo disturbo si fa fatica ad aprire le palpebre perché il liquido lacrimale di non buona qualità non riesce a tenere l’occhio ben lubrificato e gli occhi risultano quindi essere quasi “incollati”. In inverno la lacrima subisce peggioramenti per quanto riguarda la sua qualità e la sua quantità per la presenza del riscaldamento casalingo che, in assenza di adeguata umidificazione, rende l’aria particolarmente secca. Per cui anche durante il giorno, gli ammiccamenti – lo sbattere delle palpebre che ha proprio la funzione di lubrificare la superficie dell’occhio – non riescono comunque ad assolvere il loro compito».

Uno scarso ammiccamento può contribuire a provocare occhio secco?

«Sì, è proprio così, perché diminuisce la lubrificazione dell’occhio. Ci sono momenti della giornata in cui, anche se non ce ne accorgiamo, riduciamo il numero degli ammiccamenti. Per esempio quando guardiamo con insistenza il telefono cellulare, oppure quando siamo davanti a un computer, a un tablet o alla televisione. Chi ha una lacrima già di per sé “non buona” risente più facilmente di questo problema»

L’occhio secco colpisce allo stesso modo uomini e donne?

«No, perché nella sua formazione c’è anche una componente ormonale che fa sì che le donne in età di menopausa, ma spesso anche durante la fase del ciclo mestruale, subiscano un tragico peggioramento della qualità delle lacrime. Per questo si può dire siano più soggette a soffrire di occhio secco».

Quali interventi possono aiutare a superare una condizione di occhio secco?

«Il funzionamento della ghiandola non può essere migliorato perché non la si può sostituire. Quello che può essere utile è mantenere una buona idratazione dell’occhio e adottare una dieta ricca di Omega 3 – aiutandosi anche con l’utilizzo di integratori – che sono i grassi che confluiscono nelle lacrime assicurandone la qualità. Per tamponare i fastidi, possono essere utilizzati colliri che cercano di mantenere quanto più possibile la qualità del liquido lacrimale. Chi ha una buona lacrima non ha bisogno di colliri, ma se questa non assolve al suo compito, l’utilizzo di un buon collirio può aiutare a migliorare l’idratazione dell’occhio».

A proposito di colliri, quali sono da preferire?

«Non esiste un collirio migliore degli altri in assoluto. Esiste il collirio che più si adatta a una certa condizione dell’occhio, oltre che alle caratteristiche fisiche e di salute di ogni singola persona. Possono essere utilizzati colliri che aiutano a raggiungere un riequilibrio della componente lipidica e altri che invece migliorano la componente acquosa, che sono soprattutto a base di acido ialuronico. È bene però sottolineare che non sempre l’uso di colliri risulta essere risolutivo per l’occhio secco per cui, per operare la migliore scelta, è meglio comunque sempre sottoporsi a una visita oculistica e farsi consigliare dallo specialista».

Oculistica
Dott. Mauro Carrara
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