Prevenzione degli occhi dei bambini

Anche in oculistica la prevenzione si rivela uno strumento di primaria importanza.

La buona abitudine di controllare la salute degli occhi fin dai primi mesi di vita consente di individuare precocemente i disturbi della vista non sempre manifesti, soprattutto nei più piccoli che non sono in grado di esprimerli o comprenderli. In questo modo, molti problemi possono essere risolti prima che sia troppo tardi.

Ce ne parla il dottor Fabrizio Camesasca, oculista in Humanitas Medical Care Domodossola e HMC Arese.

A che età bisogna fare la prima visita oculistica e in che cosa consiste?

“È molto importante sottoporsi a controlli regolari della vista perché, pur in assenza di disturbi manifesti, si potrebbero avere problemi anche di una certa entità”, avverte il dottore. E aggiunge: “Il primo controllo andrebbe effettuato al sesto mese di vita e, successivamente, a tre, cinque, otto, dodici, quattordici e diciotto anni; tra i 40 e i 64 anni si consiglia un controllo ogni due-quattro anni circa e, dopo i 65 ogni uno-due anni”.

Nel corso della prima visita, che va proposta come una serie di giochi da fare insieme al medico, si controllano diversi parametri anatomici e si verifica che il bambino veda correttamente coprendogli alternativamente gli occhi e valutando se segue l’immagine che gli si propone. L’occhio del neonato è molto corto, e per questo egli mette a fuoco bene solo a distanza ravvicinata; progressivamente l’occhio si allunga e, all’anno di vita, raggiungerà un’acuità visiva quasi completa.

Che tipo di prevenzione c’è in Italia?

Attualmente, il Servizio sanitario nazionale assicura la prevenzione in campo oculistico solo per i bimbi delle scuole materne ed elementari, mentre rimangono a volte esclusi i piccoli degli asili nido.

In ogni caso, “è il genitore che deve attivarsi per il controllo precoce, soprattutto nel caso in cui in famiglia ci siano soggetti con deficit visivi o il bambino manifesti atteggiamenti che fanno sospettare difficoltà visive”, sottolinea l’oculista.

Quali sono i più comuni problemi agli occhi dei bambini?

“Nei neonati uno dei disturbi che si presenta con maggior frequenza è la mancata o ridotta pervietà dei canalini lacrimali, che provoca il ristagno delle lacrime e la riduzione della normale funzione di detersione della superficie oculare, favorendo così l’insorgenza di infezioni”, spiega il dottore.

E aggiunge: “Un altro problema diffuso è rappresentato dalle congiuntiviti, che possono essere la conseguenza di un’allergia o di un’infezione (virale o batterica), in cui si determina l’infiammazione e l’arrossamento degli occhi”.

I problemi più strettamente correlati alla vista, invece, in genere (ma non sempre) si rendono manifesti con la comparsa di strabismo: è il caso dell’ambliopia o “occhio pigro”, che si verifica nel 42% circa dei bimbi nati sani.

Uno dei due occhi (o entrambi), per un difetto anatomico, non manda sulla retina un’immagine perfettamente a fuoco, fornendone quindi una di qualità scadente al cervello; quest’ultimo tende allora a “scartarla”, concentrandosi su quella data dall’occhio sano. Poiché il sistema occhio-cervello continua a maturare fino ai dodici anni per poi assestarsi, dopo quest’età, se non si è curato, l’occhio pigro non è più in grado di recuperare la funzione visiva. Gravi conseguenze potrebbero insorgere nel caso in cui l’adulto, che ha trascurato questo difetto, dovesse avere un problema che compromette l’occhio sano.

Come si curano questi problemi?

I canalini lacrimali non perfettamente pervi nel neonato si liberano con massaggi o, più raramente, con piccoli interventi chirurgici.

Le congiuntiviti batteriche, che in genere non si ripresentano se si mantiene una buona igiene, si curano con terapie antibiotiche locali; per le congiuntiviti allergiche, invece, si utilizzano specifici colliri.

L’occhio pigro, la cui capacità visiva è corretta con le lenti, viene costretto a lavorare coprendo l’occhio sano con un bendaggio che si alterna per non far diventare pigro l’altro occhio. La durata dell’occlusione è molto variabile e dipende da numerosi fattori, tra cui l’entità del problema iniziale e la risposta del piccolo paziente.

Esistono fattori di rischio per quanto riguarda i problemi visivi dei piccoli?

I principali fattori di rischio sono:

  •    bambini nati prematuri o con un basso peso;
  •    bambini che hanno avuto problemi psicomotori o di salute subito dopo la nascita;   
  •    familiarità per strabismo e ambliopia;
  •    genitori miopi.

Vi sono attività o abitudini che possono compromettere le capacità visive del bambino?

L’attività sportiva in genere, così come altre occupazioni quali la lettura o i lavori d’attenzione, non sembra che abbiano effetti negativi o positivi sulle capacità visive del bambino e dell’adolescente. “Occorre, però, prestare molta attenzione a quelle attività che possono provocare traumi oculari diretti”, conclude il dottor Camesasca.

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