Psicomotricità: allenare corpo e mente fin dalla prima infanzia

L’infanzia, ovvero il periodo compreso tra la nascita e gli 8-9 anni, rappresenta un momento cruciale per lo sviluppo psicomotorio di un bambino. Durante questo percorso evolutivo, infatti, ogni bimbo vive esperienze nel suo ambiente che lo aiutano a sviluppare il gesto, il linguaggio, il movimento, la socialità e le proprie emozioni.

La neuropsicomotricità è un percorso che consente di accompagnarlo durante queste fasi delicate, offrendogli – nel rispetto dei suoi tempi e delle sue caratteristiche – un aiuto a prendere maggior coscienza di sé e del proprio corpo, attraverso il gioco, l’azione e l’interazione con l’altro.

Ce ne parla la dott.ssa Eleonora Santini, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE) presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Domodossola.

Che cos’è la neuropsicomotricità?

La neuropsicomotricità è una terapia che agisce in funzione della stretta correlazione tra processi psichici, fisicità e ambiente.

È infatti una disciplina che studia e interviene sulle funzioni motorie, cognitive ed emotive dell’individuo, con particolare attenzione ai processi di sviluppo e alle difficoltà che possono insorgere nel corso della vita.

Il suo obiettivo è quello di favorire lo sviluppo globale dell’individuo.

Chi è il TNPEE?

Il TNPEE, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, è un professionista sanitario dell’area della riabilitazione che possiede una laurea di primo livello conseguita presso la facoltà di Medicina e Chirurgia. 

Collabora con équipe multidisciplinari in cui sono presenti gli altri operatori che si occupano del bambino, come, ad esempio, il neuropsichiatra infantile, gli psicologi e gli altri professionisti della riabilitazione come i logopedisti

Si occupa della presa in carico di disturbi in età evolutiva come:

  • Ritardo Globale di Sviluppo (“ritardo psicomotorio” o alterazione nell’acquisizione delle funzioni in età 0-5)
  • Deficit di attenzione, iperattività e impulsività 
  • Disabilità intellettive 
  • Disturbi dello sviluppo della coordinazione motoria
  • Disturbi dello spettro autistico 
  • Disturbi neuromotori (paralisi cerebrali infantili; distrofie; paralisi ostetriche etc.) 
  • Disturbi sensoriali 
  • Disturbi specifici dell’apprendimento  

Perché è importante allenare il corpo e la mente fin dalla prima infanzia?

È importante perché il bambino attraverso il gioco e la sperimentazione può favorire lo sviluppo delle sue funzioni simboliche. Soprattutto nei primi anni di vita, è fondamentale dare al bambino la possibilità di sperimentare e scoprire ciò che lo circonda. Questo lo aiuterà ad avviare i processi percettivi e motori necessari allo sviluppo del suo pensiero.

In cosa consiste la terapia neuropsicomotoria?

Durante la terapia il professionista deve tener conto dell’unicità del bambino, si utilizza un approccio globale per sostenere l’integrazione delle funzioni motorie-percettive, promuovere l’organizzazione delle competenze emergenti e favorire la modificazione dei comportamenti atipici. Sviluppa le potenzialità presenti e accresce il senso di efficacia del bambino.

A seconda del bambino si utilizzano strategie differenti, le attività possono essere più o meno strutturate o basate sul gioco spontaneo.  

I materiali che vengono utilizzati sono pensati per favorire il movimento e le esperienze corporee, per stimolare la creatività e le abilità fino-manuali, per sostenere l’espressione di sé e per sollecitare in modo specifico gli aspetti cognitivi e neuropsicologici.

A seconda dell’età e delle peculiarità del bambino vengono utilizzati anche oggetti e attrezzi, (costruzioni, palle, cerchi, funi, teli, coni, mattoni, cubotti, giochi simbolici e di regole) più indicati a far emergere le potenzialità del bambino in base agli obiettivi.

La terapia cambia nei bambini con difficoltà, particolari patologie o ritardi?

La terapia neuropsicomotoria è individualizzata e personalizzata

A seconda del bambino che si ha di fronte viene effettuato un bilancio neuropsicomotorio, vengono individuati punti di forza e debolezza e stilato un progetto riabilitativo, insieme al neuropsichiatra infantile e alle figure che si occupano del bambino, con obiettivi a breve e lungo termine.

Durante la seduta vengono pensate e svolte delle attività in base all’età del bambino, al suo livello di sviluppo e alle difficoltà. Solitamente sono giochi piuttosto comuni adattati per stimolare le aree deficitarie e potenziarle.

Ad esempio, se il bambino ha difficoltà nella motricità fine, verranno utilizzati giochi come infilare perline di varie dimensioni, prendere oggetti più o meno piccoli con strumenti differenti ecc… 

La famiglia diventa parte integrante del lavoro e del progetto che si condivide per generalizzare il lavoro in tutti i contesti di vita del bambino.

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