Tra i tumori che colpiscono la popolazione femminile, il tumore al seno è uno dei più diffusi, con circa 55.900 nuove diagnosi stimate nel 2023 (dati AIOM-AIRTUM).
La prevenzione e la diagnosi precoce giocano un ruolo fondamentale: controlli periodici ed esami come la mammografia e l’ecografia mammaria consentono di individuare eventuali alterazioni prima che il tumore si manifesti in forma avanzata.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Nicoletta Basla, radiologa senologa presso Humanitas Medical Care Lainate e Humanitas Mater Domini.
Ecografia mammaria: a cosa serve e come si fa?
L’ecografia mammaria è un esame diagnostico che utilizza ultrasuoni per valutare la struttura del parenchima mammario e dei cavi ascellari.
Viene impiegata principalmente come esame di approfondimento in caso di anomalie riscontrate alla mammografia o alla visita senologica, o come indagine di prevenzione in pazienti < 40 anni, nelle pazienti che ne hanno indicazione.
Durante l’esame, il medico utilizza una sonda ecografica per ottenere immagini dettagliate della mammella. L’ecografia è un esame non invasivo, privo di radiazioni e ben tollerato.
Mammografia: da che età iniziare i controlli?
La mammografia è un esame radiologico fondamentale per la diagnosi precoce del tumore al seno.
Le raccomandazioni generali suggeriscono di iniziare lo screening a partire dai 45 anni, con cadenza annuale o biennale in base a fattori di rischio individuali.
La frequenza dei controlli successivi viene stabilita in base alle caratteristiche individuali, con particolare attenzione al grado di densità fibro-ghiandolare del seno, che varia da persona a persona.
Nel caso di mammelle particolarmente dense, l’intervallo ottimale tra una mammografia e la successiva è di un anno. In questa tipologia di seno, una maggiore frequenza dei controlli migliora l’efficacia della diagnosi precoce, poiché la densità del tessuto ghiandolare potrebbe mascherare la presenza di eventuali lesioni nodulari. In questi casi, per migliorare la sensibilità diagnostica, può essere utile integrare la mammografia con l’ecografia mammaria.
Al contrario, in presenza di una mammella meno densa, la mammografia rappresenta l’unico esame di riferimento e può essere eseguita con un intervallo più lungo, fino a due anni, senza compromettere l’efficacia della diagnosi.
Come si svolge la mammografia?
L’esame dura pochi minuti e viene eseguito utilizzando il mammografo, uno strumento che proietta un fascio di raggi X sulla mammella posizionandola su un piano (detettore) e comprimendola con una piastra di plastica (compressore), e permette di fornirne una valutazione strutturale e morfologica dettagliata.
Le immagini ottenute vengono poi analizzate da un radiologo, che valuta la presenza di eventuali alterazioni sospette, che si mostrano sotto forma di opacità nodulari, micro-calcificazioni e distorsioni architetturali con caratteristiche specifiche.
È fondamentale, infine, portare al radiologo eventuali mammografie precedenti, cosicché possa confrontarle e, quindi, migliorare l’accuratezza diagnostica.