Sovrappeso come fattore di rischio per artrosi dell’anca

L’artrosi dell’anca è una condizione molto diffusa (riguarda un italiano su quattro) che porta a una degenerazione della cartilagine dell’articolazione coxo-femorale, con gravi conseguenze, quali dolore e difficoltà nella deambulazione.

Normalmente, essa insorge dopo i cinquant’anni ma può colpire anche fasce giovani della popolazione per familiarità, predisposizione genetica, sovrappeso o sovraccarico in fase di accrescimento. Da qui l’importanza di una diagnosi precoce, per non rischiare conseguenze invalidanti o la necessità dell’intervento protesico.  

Ne abbiamo parlato con il dottor Guido Grappiolo, responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia e Chirurgia Protesica in Humanitas.

 

Da che cosa è causata l’artrosi dell’anca?

L’artrosi è una patologia cronica e degenerativa delle articolazioni che coinvolge in particolare le cartilagini (la cui usura è generalmente legata all’avanzare dell’età) e provoca nel tempo dolori e immobilità crescente. Essa può essere correlata a fenomeni immunitari o a problemi metabolici che provocano un invecchiamento precoce dei tessuti. “Tuttavia, nella maggior parte dei casi, è legata a problemi di disallineamento meccanico (scorretto posizionamento della testa del femore rispetto alla porzione del bacino che lo accoglie)”, afferma il dottore.

La displasia dell’anca può predisporre all’insorgenza di artrosi?

La displasia dell’anca è un’anomalia (riconoscibile dalla nascita) in cui si ha la completa fuoriuscita della testa del femore rispetto all’acetabolo. “Se le anche non vengono immediatamente riposizionate in modo corretto si svilupperà una lussazione permanente”, avverte l’esperto e aggiunge: “Forme più lievi di displasia, o alterazioni acquisite in età preadolescenziale, possono aggravarsi con lo sviluppo e il conseguente aumento di peso e di massa muscolare e creare le premesse per marcate degenerazioni artrosiche, che vengono scoperte solo dopo molti anni a seguito dell’insorgenza dei dolori e che spesso richiedono la protesi”.

Quali esami permettono di diagnosticare precocemente le malformazioni dell’anca?

È fondamentale fare una diagnosi accurata e precoce. Per questo, esistono esami clinici specifici che permettono di definire la tipologia e la gravità della malformazione:

  •    il test dell’intrarotazione, con il quale si valuta se la capacità del paziente di ruotare l’anca rientra nella norma;
  •    la radiografia del bacino e assiale dell’anca, per vedere con precisione la struttura e di valutare il reale funzionamento dell’articolazione;
  •    l’Artro RMN, per capire quale intervento potrebbe essere necessario.

Quali fattori possono aiutarci a conservare in buona efficienza il nostro meccanismo articolare?

“Va assolutamente evitato il sovrappeso, in particolare in età infantile, perché un carico eccessivo sull’articolazione può fare insorgere o aggravare problemi articolari, e favorito il movimento fisico moderato”, raccomanda il dottor Grappiolo. E conclude: “Andrebbero evitati sforzi eccessivi come accade nell’agonismo estremo o in tutti quegli sport che generano forti stress fisici con potenziali sovraccarichi e traumi, in particolare su articolazioni ancora non completamente sviluppate come quelle dei ragazzi”.

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