Tumori della pelle: la tecnologia li osserva

È molto importante tenere sempre sotto osservazione l’intera superficie della propria cute per scoprire se dei nei o altri tipi di lesioni, nel tempo, cambiano aspetto e stanno diventando pericolosi. Poiché non è un’operazione facile e, comunque, rappresenta un sistema insufficiente in termini di prevenzione, oggi grazie alla tecnologia, attraverso uno strumento digitale chiamato videodermatoscopio, è possibile monitorarli in modo semplice, rapido e sicuro e prevenire la loro degenerazione in melanoma, il tumore maligno più aggressivo della pelle.

Ce ne parla la dottoressa Rosa Maria Strangi, dermatologa e venerologa in Humanitas Medical Care Busto Arsizio, Lainate e Arese e presso Humanitas Mater Domini (Castellanza – VA).

Quali sono i tipi di tumori cutanei?

Oltre al melanoma, un tumore maligno che può insorgere su cute integra, come un neo congenito che si trasforma, oppure un nuovo neo, esistono altre forme tumorali cutanee che hanno un’incidenza del 90%. Si tratta dei carcinomi basocellulari e di quelli spinocellulari.

Questi due tipi di tumore cutanei difficilmente determinano metastasi; il carcinoma basocellulare che è stato asportato chirurgicamente potrebbe avere delle recidive a distanza di tempo, mentre lo spinocellulare, che è più invasivo, potrebbe andare a colpire la parte del sistema linfonodale. Per questo motivo, quando esso viene asportato, occorre fare un’ecografia dei linfonodi più vicini alla lesione.

I melanomi, invece, sono dei tumori maligni veri e propri che, quindi, possono generare metastasi, cioè andare a invadere i tessuti circostanti e gli organi attraverso la circolazione ematica e linfatica. Infatti, quando il melanoma ha uno spessore superiore a 0,70-0,74 millimetri, viene fatta anche la biopsia del linfonodo sentinella per confermare o meno la diffusione del tumore.

Fattori di rischio: a cosa si deve prestare attenzione?

Un maggior occhio di riguardo dovrebbero prestarlo le persone con pelle ed occhi chiari, capelli rossi o biondi; in generale deve essere monitorato il numero dei nei, qualora aumentasse oltre i 50, e ricordare che tutte le forme tumorali della pelle si formano nelle zone in cui c’è stata un’ustione, anche se in passato, quindi solo sì, ma con attenzione e le dovute precauzioni.

Infine, una particolare attenzione dovrà essere riposta da coloro che già hanno sviluppato un nevo displastico, cioè con delle cellule atipiche, poiché vi è la possibilità di  svilupparne degli altri.

Come prevenire i tumori della pelle?

Semplici regole comportamentali e un’attenta osservazione della propria pelle sono gli elementi chiave di una buona prevenzione. I consigli della dr.ssa Strangi sono::

  • non esporsi al sole dalle 11 alle 15, soprattutto nel periodo estivo;
  • proteggersi con creme solari con fattore 30 o 50 (meglio 50) indipendentemente dal tipo di pelle;
  • ripararsi con i vestiti, gli occhiali da sole e il cappello;
  • fare una visita dermatologica dai 18 anni di età, una volta l’anno, tempistica che si accorcia a 4-6 mesi, per cinque anni consecutivi, per coloro che hanno subito l’asportazione di un melanoma;
  • considerare la regola del cosiddetto ABCDE del neo: A sta per asimmetria, B per bordi irregolari, C per colore (o un colore disomogeneo o la presenza di più colori all’interno dello stesso neo, oppure la modifica del colore verso una colorazione più scura), D per dimensioni (vengono considerati più a rischio i nei che superano i 6 millimetri; se si verifica un aumento delle dimensioni in breve tempo, ossia se il neo aumenta di circa 3-4 millimetri nell’arco di due mesi), E per evoluzione della lesione, per esempio, da piatta diventa rilevata; E anche per età (sotto i 15 anni i tumori cutanei sono rarissimi).

La tecnologia può aiutare nella diagnosi dei tumori della pelle?

La diagnosi viene effettuata attraverso due tecniche: la dermatoscopia e la videodermatoscopia.

La dermatoscopia, o epiluminescenza, è una tecnica non invasiva molto importante per la diagnosi precoce dei tumori cutanei, perché permette di valutare la disposizione del pigmento all’interno dell’epidermide e del derma. Viene effettuata per mezzo del dermatoscopio, ossia una lente che ingrandisce fino a cento volte la lesione cutanea. Questa viene illuminata da una luce polarizzata, che permette l’osservazione delle caratteristiche morfologiche e strutturali della stessa, altrimenti non apprezzabili a occhio nudo. Oltre ai nei e alle forme pre-tumorali e tumorali, con il dermatoscopio vengono viste anche le lesioni non tumorali, come per esempio, le cheratosi seborroiche che sono assolutamente benigne. Questa tecnica consente, quindi, di identificare i nei a rischio, in modo che possano essere asportati prima che si trasformino in melanomi.

La videodermatoscopia è l’evoluzione della dermatoscopia. Attraverso un sistema wireless, essa ci permette di trasferire i fotogrammi e le immagini digitali ad altissima risoluzione, acquisiti con il videodermatoscopio, sia in macro facendo una panoramica delle varie aree del corpo, sia di una zona ristretta dove si hanno, per esempio, cinque-sei nei, che vengono marcati con delle frecce. Tutto quello che viene fotografato è quindi archiviato in modo che, a ogni controllo, si possano confrontare le nuove immagini con quelle di riferimento.

La videodermatoscopia può essere utilizzata anche nella tricoscopia, cioè nell’analisi del capello, per diagnosticare delle particolari patologie del cuoio capelluto oppure delle forme di alopecia areata o delle carenze particolari.

Dermatologia e Venerologia
Dr.ssa Rosa Maria Strangi
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