Vescica iperattiva, è tutta colpa del detrusore

In Italia circa 3 milioni di persone soffrono di vescica iperattiva, la sindrome che si presenta con sintomi evidenti come un’aumentata urgenza minzionale, caratterizzata da un bisogno improvviso e spesso non controllabile di urinare e da un’aumentata frequenza minzionale, sia durante il giorno sia nelle ore notturne spesso accompagnata da incontinenza. Una condizione che pur non comportando rischi per la vita di chi ne è colpito, è in grado di condizionare in modo sensibilmente negativo la qualità della vita (la vescica iperattiva “non uccide ma rovina la vita”).

Ne parliamo con il dottor Oreste Risi, urologo che presta la sua attività presso Humanitas Medical Care e Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Dottor Risi, chi tra uomini e donne è più colpito da questa forma di incontinenza?

«Non si può dire che la vescica iperattiva sia più diffusa tra gli uomini piuttosto che tra le donne. I dati dicono che dal punto di vista della quantità non ci sono grandi differenze tra i due sessi, ma che ce ne sono piuttosto nei modi in cui si manifesta. Tra le donne tende a presentarsi associata a incontinenza, mentre tra gli uomini può prevalere l’aumento della frequenza delle minzioni, sia di giorno sia di notte. Bisogna dire che la presenza di questa forma non è nemmeno legata all’età, dal momento che può presentarsi anche nelle persone giovani, basti pensare che in Europa il 12% di quelle tra 40 e 44 anni presenta incontinenza urinaria».

Da che cosa può essere causata un’iperattività della vescica?

«Possono esserci varie cause, che hanno tutte un’origine comune, che è il “cattivo funzionamento” del muscolo che viene chiamato detrusore. Tutto parte del sistema nervoso autonomo periferico che a seguito di lesioni spinali o della presenza di malattie neurologiche – come la malattia di Parkinson o la sclerosi multipla – non riesce più a controllare il meccanismo che regola le fasi di riempimento e di svuotamento della vescica. Questo fa sì che il muscolo detrusore, non più controllato, si contragga autonomamente durante il riempimento della vescica provocando uno stimolo a urinare e, a volte, anche una stessa minzione impossibile da controllare».

Quindi si tratta in genere di cause di portata neurologica…

«Sì, ma non solo, anzi sono più frequenti quelle non neurologiche. Lo stesso stimolo a urinare con maggiore frequenza e in modo incontrollato può derivare da un’infezione cronica alle vie urinarie da cause idiopatiche e da problemi ginecologici e in qualche caso da presenza di calcoli e neoplasie vescicali. Negli uomini può essere determinante anche la presenza di un’iperplasia prostatica».

Come può essere diagnosticata un’iperattività vescicale?

«In presenza dei sintomi che abbiamo elencato prima, si procede con una visita uroginecologica cui facciano seguito esami di primo livello come l’esame completo delle urine e un’ecografia renale e vescicale che preveda una valutazione del residuo post-minzionale e la compilazione del foglio delle minzioni. Nel caso in cui ci sia necessità di approfondire la situazione, potrà essere utile procedere con esami più approfonditi quale l’esame urodinamico che è l’unico che consente di visualizzare la presenza di eventuali contrazioni iperattive del detrusore».

E una volta diagnosticata questa disfunzione, come la si può curare?

«Il trattamento principale dell’iperattività vescicale è di tipo comportamentale e farmacologico, che può essere affiancato da una terapia riabilitativa perineale il cui obiettivo è sviluppare contrazioni antagoniste dei muscoli del pavimento pelvico attraverso esercizi che sono in grado di migliorarne il tono, la forza e la resistenza. Altre forme più moderne di cura prevedono infine la stimolazione di alcuni nervi periferici – come ad esempio quello tibiale – che ha come conseguenza una stimolazione riflessa del detrusore e dell’intero collo vescicale, con effetti benefici sul loro funzionamento. Quando queste terapie falliscono si possono eseguire delle terapie più invasive, quali l’infiltrazione della vescica con tossina botulinica e successivamente la neuromodulazione sacrale».

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