Che cos’è la risonanza magnetica?
La risonanza magnetica (RM) o risonanza magnetica nucleare (RMN) è una tecnica di diagnostica per immagini che viene oggi largamente impiegata per ottenere dettagliate immagini anatomiche tridimensionali e per rilevare particolari non riscontrabili con altre metodiche. Inoltre, essa trova applicazione alternativa a esami più invasivi.
A che cosa serve la risonanza magnetica?
La risonanza magnetica ha innumerevoli campi di applicazione: neurologico, neurochirurgico, traumatologico, oncologico, ortopedico, cardiologico, gastroenterologico. Essa è particolarmente utile nella patologia muscolo-scheletrica e per lo studio dell’encefalo e del midollo spinale. In altri ambiti clinici, come nel caso dell’epatologia, l’esame è da considerare complementare alla TAC.
Sono previste norme di preparazione?
Non è prevista alcuna norma di preparazione.
Prima dell’esame il paziente deve togliersi qualsiasi oggetto o indumento contenente parti metalliche.
In che cosa consiste la risonanza magnetica?
Il paziente viene fatto sdraiare su un lettino, che scivola all’interno del macchinario per la risonanza magnetica, e lì deve restare immobile per tutta la durata dell’esame. A protezione dei rumori piuttosto forti, gli vengono forniti degli appositi auricolari.
Servendosi di processi biochimici, mediante l’emissione di onde di radiofrequenza, il macchinario riesce ad acquisire immagini tridimensionali del corpo umano in alta risoluzione. La sua esecuzione può richiedere la somministrazione in vena di un liquido di contrasto paramagnetico.
La risonanza magnetica è un esame doloroso o pericoloso?
La risonanza magnetica non è un esame invasivo, sia dal punto di vista dell’energia che utilizza, poiché non si avvale di radiazioni, sia dal punto di vista della sua esecuzione, poiché, anche in caso di somministrazione del mezzo di contrasto, questo ha un potere allergizzante molto basso e sicuramente inferiore a quello utilizzato con la TAC.
Il fastidio del paziente è legato solo alla durata dell’esame (circa mezz’ora) e all’immobilità a cui è costretto durante l’esecuzione dello stesso. Inoltre, la forma dell’apparecchiatura potrebbe creare problemi ai soggetti claustrofobici; per ovviare a questo problema, oggi sono disponibili anche macchinari a struttura aperta.
Le uniche controindicazioni per questa indagine sono relative ai pazienti portatori di pace-maker o di clips vascolari cerebrali.