Anoressia nervosa, come riconoscere i sintomi?

L’anoressia nervosa (AN) è un disturbo dell’alimentazione che colpisce principalmente le donne ed esordisce in genere in adolescenza. È caratterizzato da un’eccessiva valutazione della forma e del peso del corpo, da un peso corporeo significativamente basso, da una restrizione nell’assunzione di alimenti, da una intensa paura di prendere peso, da alterazioni nella relazione con il proprio corpo associata ad intense preoccupazioni

Le persone con anoressia nervosa esercitano un controllo rigido e costante sul proprio peso e sulla forma corporea che va ad interferire con la loro vita e, se non

adeguatamente trattato, tende a cronicizzarsi come disturbo, manifestandosi con problematiche fisiche, psicologiche e sociali molto invalidanti.

Inoltre, l’anoressia nervosa si caratterizza per l’alterazione della propria immagine corporea che viene percepita in maniera distorta e vissuta costantemente con disagio e sentimenti di inadeguatezza: le pazienti infatti tendono a vedersi come normopeso o sovrappeso nonostante siano gravemente sottopeso.

Ne abbiamo parlato con il dott. Giacomo Calvi Parisetti, psicologo e psicoterapeuta presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Murat a Milano, e presso il centro Psico Medical Care di Humanitas.

Quali sono i sintomi dell’anoressia?

L’anoressia nervosa può manifestarsi attraverso molteplici sintomi che vanno ad intaccare diverse aree di vita della persona. La severità dei sintomi dell’anoressia la rendono una malattia potenzialmente mortale, arrivando ad essere uno dei disturbi

psichiatrici con il più alto tasso di mortalità (Resmark et. al, 2019; Smink et. al, 2012).

Le persone con anoressia spesso nascondono quanto sono magre o negano di avere un problema. Spesso non vogliono cure, poiché temono di aumentare di peso ma è molto importante che ricevano un trattamento adeguato per i gravi rischi che tale disturbo comporta.

I sintomi dell’anoressia nervosa possono essere raggruppati in due diverse tipologie: sintomi fisici e sintomi psicologico-comportamentali.

I sintomi fisici, derivanti in primis dall’eccessiva condizione di magrezza,

possono portare a seri danni a tutti gli organi del corpo intaccando le principali funzioni vitali. I sintomi fisici più frequenti sono:

  • Amenorrea (assenza del ciclo mestruale), infertilità o complicazioni durante gravidanza e parto
  • Fragilità ed indebolimento delle ossa del corpo (osteopenia e osteoporosi)
  • Problemi dermatologici (capelli fragili e sottili, xerosi, dermatiti, etc)
  • Problemi ematologici ed immunitari (anemia, leucopeni, etc)
  • Debolezza muscolare con riduzione della massa magra
  • Riduzione della pressione arteriosa e rallentamento della frequenza cardiaca (bradicardia).
  • Nelle situazioni in cui la gravità dell’anoressia nervosa è estrema si possono inoltre avere manifestazioni cardiovascolari gravi (riduzione di volume e massa cardiaca, prolasso mitralico, aritmie, etc)
  • Problematiche a carico dei reni e squilibri elettrolitici (insufficienze renali, e alterazioni nei livelli di sodio, magnesio, potassio, calcio, ferro e fosforo)
  • Problemi gastrointestinali (gastroparesi, stipsi, dilatazione gastrica, rallentato svuotamento gastrico, rialzo di transaminasi, etc)
  • Sensazione costante di freddo e abbassamento della temperatura corporea
  • Unghie fragili
  • Disfunzioni ormonali (ipotiroidismo, ridotto funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, etc)

Tra i sintomi psicologico-comportamentali più comuni, invece, troviamo:

  • Intensa paura di aumentare di peso
  • Restrizione alimentare e rapida perdita di peso
  • Presenza di “cibi fobici” (alimenti che creano forte ansia e preoccupazione nella persona)
  • Rigido controllo e calcolo delle calorie ingerite (spesso attraverso l’uso di applicazioni e attraverso la pesatura di qualsiasi alimento)
  • Attività fisica quotidiana eccessiva, compresa la necessità di essere sempre in movimento o di camminare per “bruciare più calorie”
  • Presenza di rituali durante i pasti (per esempio, tagliare ripetutamente il cibo in pezzi molto piccoli)
  • Percezione alterata della propria immagine corporea
  • Bassa autostima, sentimenti di profonda inadeguatezza e disprezzo di sé
  • Rigidità cognitiva (pensiero rigido, possibile manifestazioni ossessivo-compulsive, etc)
  • Deficit nel riconoscimento e nella regolazione delle emozioni
  • Deficit di attenzione, di problem solving e di memoria

Come viene diagnosticata l’anoressia?

È buona prassi che la diagnosi di anoressia nervosa venga effettuata da un team professionista specializzato nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione,

quali il medico psichiatra, il medico esperto nella nutrizione o dallo psicologo-psicoterapeuta, attraverso l’impiego del colloquio clinico e di test psicodiagnostici specifici.

Per la diagnosi, il professionista procederà con un’attenta valutazione ed esplorazione della situazione clinica della paziente, seguendo solitamente quelli che sono, secondo il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5, 2014),

i criteri per la diagnosi dell’anoressia nervosa, qui di seguito riportati:

1.   Restrizione dell’assunzione calorica in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per bambini e adolescenti, meno di quello minimo atteso.

2.   Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.

3.   Alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o

la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

Vi sono inoltre due principali sottotipi:

Tipo con restrizioni: Durante gli ultimi 3 mesi, l’individuo non ha presentato

ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (per es., vomito

autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi). In

questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la

dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.

Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: Durante gli ultimi 3 mesi,

l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di

eliminazione (cioè, vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi,

diuretici o enteroclismi).

Inoltre, la valutazione del peso viene effettuata attraverso l’utilizzo di un importante parametro, il Body Max Index (BMI) o Indice di Massa

Corporea (IMC) che consiste nel rapporto tra il peso ed il quadrato dell’altezza (espressa in metri). Le persone normopeso, formalmente si attestano in un range compreso tra il 18,5 ed il 24,9. Le persone che soffrono di anoressia, invece, si attestano su valori minori, i quali rientrano nella categoria del sottopeso e sono associati alla gravità del disturbo:

  • Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
  • Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
  • Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
  • Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/m2 

Quali problemi può causare l’anoressia nervosa?

Riassumendo brevemente, le persone affette da anoressia nervosa possono manifestare:

  • Problematiche neurologiche, cardiache, ormonali, gastrointestinali, ai polmoni, fegato e reni
  • Perdita ossea e debolezza muscolare
  • Gonfiore e difficoltà intestinali
  • Diradamento dei capelli e delle unghie che si rompono facilmente
  • Stanchezza
  • Sensazione di freddo costante

Inoltre, le persone affette da anoressia possono presentare o essere maggiormente vulnerabili a:

  • Depressione
  • Ansia
  • Abuso di alcol o droghe
  • Problemi di memoria, pensiero o attenzione
  • Insonnia

Come si cura l’anoressia nervosa?

Il trattamento dell’anoressia nervosa richiede solitamente un approccio multidisciplinare, dove, a seconda della gravità del disturbo, sono coinvolte nel processo di cura diverse figure che comprendono il medico psichiatra e/o il medico internista, lo psicologo-psicoterapeuta ed il nutrizionista. Ogni figura collabora all’interno dell’équipe contribuendo a migliorare e gestire i diversi fronti su cui la sintomatologia agisce: il medico, a cui generalmente è affidato il coordinamento dell’equipe, oltre all’iter diagnostico e all’eventuale terapia farmacologica di supporto, è solitamente il responsabile del processo di cura che coinvolge gli altri professionisti.

Di notevole importanza, nelle equipe per disturbi alimentari, è la figura del dietista o

nutrizionista (qualora tale compito non fosse già compreso nella figura del medico o dello psicologo poiché adeguatamente formati per tale compito) che concorda, insieme all’equipe e alla paziente, il regime alimentare adeguato.

Infine, risulta centrale il lavoro della figura dello psicologo-psicoterapeuta che interviene trasversalmente a differenti livelli a seconda della sintomatologia e della storia di vita della paziente, andando a lavorare sui livelli di consapevolezza rispetto al disturbo, sulla motivazione al trattamento, sulla sintomatologia psicologica, sui meccanismi eziologici e di mantenimento del disturbo e sulla prevenzione delle ricadute. 

Esistono diverse forme di psicoterapia e tutte sono risultate moderatamente efficaci nel trattamento dell’anoressia nervosa. Attualmente, le linee guida ufficiali di

diverse associazioni nel campo e le recenti pubblicazioni scientifiche

raccomandano generalmente un approccio psicoterapeutico cognitivo-comportamentale o un approccio basato sulla terapia familiare.

Cosa succede dopo il trattamento?

La durata del trattamento è fortemente influenzata da diversi fattori, sia di tipo soggettivo che di tipo ambientale, per cui il piano terapeutico e la sua durata sono solitamente predisposti sulle necessità individuali della persona affetta da anoressia

nervosa. In linea di massima, la sua durata può oscillare dai 6 mesi fino ai 2 anni. Molto importante è aiutare il paziente a prevenire una possibile ricaduta (spesso frequente) per cui è necessario seguire il piano di trattamento e continuare il percorso psicoterapeutico, informando la famiglia o il proprio medico alla ricomparsa dei primi sintomi, in modo da poter ricevere fin da subito le cure necessarie.

A seguito di un adeguato trattamento, si osserverà una remissione del disturbo per cui la persona avrà, in primis, ristabilito la condizione di normopeso con una riduzione/remissione parziale o totale della sintomatologia fisica e psicologico-comportamentale, tornando a livelli di benessere psicofisico nella norma rispetto alla popolazione generale.

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