Come comunicare le cattive notizie a bambini e ragazzi

Prima di prendere un aereo ci viene sempre spiegato che – in caso di emergenza – il primo ad indossare la mascherina dell’ossigeno dev’essere il genitore, e non il bambino.

Anche prima di comunicare una cattiva notizia ad un bambino – spiega la dott.ssa Ilaria Cipriani, psicoterapeuta Humanitas Psico Medical Care – l’adulto deve assicurarsi di aver ben indosso la sua mascherina: ritrovare lucidità e tranquillità, anche a costo di rimandare la comunicazione, per poi informarlo senza trasferire emozioni negative rispetto a ciò che accade.

Non comunicare non equivale a proteggere, anzi 

Alcuni genitori – nella convinzione di proteggere i loro bambini, tenendoli lontano da ciò che accade nel mondo esterno – evitano di comunicare le cattive notizie. Ma i più piccoli avvertono ciò che si cerca di tener loro nascosto e, anche involontariamente, mettono insieme ciò che sentono, le immagini che vedono in televisione, il diverso clima che respirano in casa. 

Se tutto ciò non viene riempito di parole, il rischio è che i bambini si facciano da soli delle idee: quando cercano di trovare un senso alle situazioni in autonomia, il risultato può essere anche peggiore.

Quando siamo colpiti da eventi stressanti, come famiglia o come comunità, è quindi fondamentale trovare il modo di comunicarlo sempre al bambino.

Come comunicare una cattiva notizia ad un bambino o adolescente?

Un bambino in età prescolare ha come primo filtro la famiglia: per la maggior parte del tempo respira il clima che si respira in casa

Difficilmente è in grado di farsi un quadro complesso della situazione e tende a riempire – talvolta anche in modo catastrofico – ciò che percepisce, a seconda di ciò che il suo sviluppo mentale gli consente. 

In questi casi è bene usare un linguaggio semplice, ma non edulcorato. Comunicare una cattiva notizia non significa renderla bella, ma informare in modo chiaro, con frasi brevi, utilizzando parole che il bambino possa capire e impedendogli di colmare ciò che non comprende con la fantasia

Gli adolescenti hanno invece più riferimenti, strumenti cognitivi, possibilità di interpretare il contesto esterno e di leggere ciò che accade intorno, accettandone la complessità. Più facilmente ne possono parlare a scuola o con i loro pari. 

L’esposizione continua a news è da evitare? 

Limitare l’esposizione alle notizie è necessario, non solo per bambini e ragazzi. Restare sintonizzati su canali h24 o sui social comporta una continua esposizione a stimoli angosciosi, che hanno grande influenza sul benessere di tutta la famiglia. 

Questo però non significa smettere di informarsi. Dall’altro lato, infatti, se si guarda un notiziario in famiglia è fondamentale commentarlo, per aiutare a far emergere le emozioni dei bambini e incoraggiare uno scambio con le loro figure di riferimento. Le fondamenta di questi momenti di condivisione sono accoglienza e ascolto, così come è importante includere sempre anche un messaggio positivo riguardo ciò che accade. 

Durante i momenti più duri della pandemia, ad esempio, l’attenzione sugli elementi di crisi era comprensibilmente massima. Proprio in questi casi, soprattutto con i bambini, sarebbe giusto sottolineare anche i progressi nelle vaccinazioni, le innumerevoli iniziative di solidarietà e mostrare sempre anche quella parte di mondo che si attiva positivamente per la comunità

Questa modalità è utile per tutti i grandi eventi che interessano la collettività, come il dover spiegare la guerra a un bambino o le conseguenze di una calamità naturale. 

Cinque consigli per stare vicino ad un bambino

  • Rassicurare e dare sicurezza: stati alterati e cambiamenti sono spesso il risultato di un’esposizione emotivamente eccessiva per il bambino. In questi casi, è importante trovare il modo per farlo sentire nuovamente al sicuro.
  • Proporre al bambino un’attività che lo fa stare bene: in presenza di una “disregolazione” bisogna fare in modo che il bambino ritorni in uno stato di sicurezza. Le modalità possono essere soggettive: disegnare può avere un effetto calmante, fare una passeggiata al parco, completare un puzzle o leggere un libro. Quando l’evento riguarda la collettività, può essere utile coinvolgerlo proattivamente in attività di sostegno o solidarietà, con un effetto anche solo simbolico verso la comunità colpita.  
  • Limitare la continua esposizione a news. Quando l’evento riguarda la collettività, l’attenzione dei media è inevitabilmente alta. Ma la continua ricerca di aggiornamenti può risultare dannosa tanto per il bambino quanto per l’adulto. 
  • Offrire uno spazio di parola: è sempre utile creare momenti di confronto e dialogo, in cui ascoltare e comunicare – in modo semplice ma non edulcorato – ciò che accade.
  • Se il cambiamento non rientra, ci si può rivolgere ad un professionista. Soprattutto in concomitanza con eventi importanti, è bene intervenire subito, senza lasciar passare troppo tempo. 
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