Cosa fare per recuperare dalla fascite plantare?

La fascite plantare è una delle cause più comuni di dolore al tallone. Si tratta infatti di un disturbo caratterizzato dall’infiammazione del legamento arcuato che si trova nella parte inferiore del piede e collega il calcagno con la base delle dita.

Può essere causato da una posizione prolungata in piedi, dal sovrappeso, dall’utilizzo di scarpe sbagliate (troppo basse, troppo rigide), da un’eccessiva attività sportiva o da una camminata lunga.

Può essere molto debilitante e provocare un dolore intenso che si presenta ad ogni passo, impedendo al paziente di camminare correttamente. Come è possibile alleviare il dolore?

Ce ne parla la dott.ssa Erika Giandomenico, specialista in fisiatria presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.

Che cos’è la fascia plantare?

La fascia plantare è una struttura di tessuto connettivo che collega il tallone (calcagno) al metatarso, con lo scopo di sostenere l’arco del piede e fungere da ammortizzatore per la pressione esercitata su di esso. La fascite plantare è una degenerazione della fascia plantare causata da microlesioni ripetute che portano a una reazione infiammatoria.

Quali sono le cause della fascite plantare?

Come dicevamo, la fascite plantare può essere scatenata da più fattori, come:

·  attività sportive che sollecitano molto il legamento arcuato del piede (come la corsa su terreno duro, camminata a piedi scalzi e sport come il basket, il tennis e il calcio)

·  conformazione del piede (piede piatto o cavo)

·  scarpe inadatte (ad esempio con tacchi troppo alti o suola piatta)

·  età (è più comune tra i 40 e i 60 anni)

·  sovrappeso o obesità

·  mansioni lavorative che costringono a stare in piedi per molte ore del giorno, magari utilizzando scarpe antinfortunistiche rigide

Come si manifesta la fascite plantare?

Il sintomo principale della fascite plantare è un dolore che si sviluppa gradualmente ad ogni contatto con il suolo. Tende a colpire solo un piede (anche se può verificarsi in entrambi) ed è più acuto quando si effettuano i primi passi dopo il risveglio (al mattino) o dopo essere stati a lungo seduti.

La sintomatologia può migliorare dopo un breve periodo di camminata; tuttavia, può ripresentarsi quando si eseguono attività che comportano un carico prolungato (come stare in piedi, camminare o correre), o dopo un periodo di riposo (per esempio, dopo esser rimasti per lungo tempo seduti alla scrivania).

Come viene diagnosticata la fascite plantare?

Dopo aver verificato la presenza e la sede della sintomatologia dolorosa percepita, lo specialista può prescrivere al paziente esami di accertamento (come una radiografia, una risonanza magnetica o un’ecografia) per assicurarsi che il dolore non sia provocato da un’altra causa come una lesione o frattura ossea o spina calcaneare.

Cosa fare per la fascite plantare?

Quando il dolore è acuto, insorto da pochi giorni, si può iniziare con un pò stretching della fascia plantare e del polpaccio e limitare l’attività sportiva in corso per ridurre la sintomatologia dolorosa. Se il dolore persiste è utile effettuare una visita fisiatrica e, dopo una valutazione clinica e strumentale, si decide quale sia il trattamento più indicato. Tra le terapie fisiche, vengono spesso suggerite quella con le onde d’urto e la tecarterapia che sono in grado di accelerare la guarigione del tessuto infiammato.

Inoltre, è fondamentale che il paziente utilizzi scarpe non rigide, non piatte e con plantare conformato, sia durante l’attività lavorativa che in casa. Anche qui, infatti, bisognerebbe utilizzare ciabatte non piatte, evitando assolutamente di camminare scalzi.

Medicina Fisica e Riabilitazione
Dott.ssa Erika Giandomenico
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