Caviglia: quanto dura la riabilitazione dopo una distorsione

La distorsione alla caviglia è uno degli infortuni più comuni nei soggetti attivi. Si verifica quando l’articolazione subisce una flessione o una torsione eccessiva, sollecitando in modo anomalo le strutture muscolo-legamentose. Nonostante una veloce risoluzione dei sintomi acuti e una rapida ripresa dell’attività sportiva, spesso in molte persone persistono dolore, rischio di recidiva, instabilità e limitazione funzionale. In molti casi è quindi essenziale rivolgersi a uno specialista per impostare un trattamento adeguato.

Ne parliamo con il dottor Luca Colzani, fisioterapista presso Humanitas Medical Care Monza.

Che cos’è una distorsione alla caviglia?

La distorsione alla caviglia è un infortunio traumatico che si verifica quando un movimento improvviso o mal controllato supera la capacità di resistenza delle strutture muscolari, tendinee e legamentose dell’articolazione. 

È il caso, ad esempio, di un appoggio scorretto del piede con il suolo durante il cammino o una qualsiasi attività sportiva. 

In questi casi, l’incapacità del sistema nervoso di attivare una risposta motoria adeguata porta al trauma. Nelle forme più comuni, a essere coinvolti sono legamenti, tendini e muscoli; nei casi più gravi possono manifestarsi anche fratture ossee associate.

Dal punto di vista anatomico, la distorsione consiste in un’eccessiva inversione e rotazione interna dell’articolazione, che oltrepassa i limiti fisiologici di movimento. 

Questo provoca una trazione sulle strutture di supporto, con conseguente danno ai tessuti e formazione di edema localizzato. La gravità di una distorsione varia in base all’entità del danno del legamento. Quando le sollecitazioni sono particolarmente intense, si può verificare anche una frattura ossea, condizione che richiede una gestione terapeutica diversa e tempi di recupero più lunghi.

I sintomi di una distorsione alla caviglia

La presentazione clinica può variare in base all’entità del danno, ma alcuni sintomi sono ricorrenti:

  • dolore intenso, spesso immediato
  • difficoltà o impossibilità a camminare
  • gonfiore evidente della caviglia
  • comparsa di ecchimosi o ematomi.

Un esame tempestivo da parte di un professionista consente di valutare correttamente l’infortunio, discriminare tra le diverse forme di lesione e avviare senza ritardi il percorso di recupero più indicato.

Nella fase acuta, ovvero nelle prime 24-48 ore, è fondamentale intervenire rapidamente per limitare i danni secondari. Si applica in genere il protocollo POLICE: carico progressivo ottimale, applicazione di ghiaccio, compressione tramite fasciatura ed elevazione dell’arto. È importante notare come il riposo assoluto non sia la scelta migliore, il carico ottimale garantisce un recupero più rapido e una riduzione del dolore.

Fisioterapia: gli esercizi per il recupero

Ogni piano riabilitativo deve essere adattato alla persona, deve tener conto della gravità della lesione, dell’età, del livello di attività fisica e degli obiettivi funzionali individuali.

Il percorso riabilitativo ha lo scopo di ripristinare mobilità, forza e controllo neuromuscolare. Gli esercizi proposti variano nel tempo: inizialmente si utilizzano movimenti a corpo libero o con elastici leggeri, per poi progredire verso attività di rinforzo più specifiche. 

Molto importanti gli esercizi propriocettivi tramite destabilizzazioni di vario tipo ed esercizi coordinativi, per migliorare il controllo neuro-motorio e ridurre il rischio di recidiva.

Le sedute in ambulatorio devono essere integrate da esercizi a domicilio, secondo le indicazioni fornite dal terapista. 

Distorsione alla caviglia: quando si può tornare a correre?

Il ritorno allo sport (RTS) dipende da diversi fattori come l’entità della distorsione e la risposta dell’organismo al trattamento. L’intervallo di tempo per tornare a correre è spesso basato sulla gravità della lesione. Anche se qualche studio riporta tempi medi (es. 2-6 settimane per distorsioni di grado lieve o moderato), le linee guida scientifiche non definiscono tempi fissi. Il ritorno alla corsa va valutato caso per caso, in base ai sintomi, alla forza, alla stabilità e alla funzione residua.

La decisione deve includere equilibrio, propriocezione, forza, ampiezza di movimento, test di agilità e stress psicologico. 

In ogni caso, il ritorno allo sport passa da 3 fasi identificate come:

  • ritorno alla partecipazione”, in cui all’atleta è consentito allenarsi ma non esibirsi;
  • ritorno allo sport”, in cui l’atleta riesce a ottenere risultati, ma non ai livelli desiderati prima del trauma;
  • ritorno alla prestazione”, in cui un atleta torna al livello precedente all’infortunio e che è considerato la condizione obiettivo.

In ogni fase il monitoraggio da parte del fisioterapista consente di ridurre i tempi di inattività e di riprendere l’attività fisica in sicurezza, evitando complicazioni o ricadute.

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Ultimo aggiornamento: Ottobre 2025
Data online: Settembre 2022

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