Disturbo Ossessivo compulsivo, come riconoscerlo?

“Ma ho chiuso la porta di casa?”. “Mi sarò preso qualche malattia toccando la maniglia del bagno?”. “Devo ordinare i libri per colore”. “Magari se metto il maglione rosso oggi andrà bene l’esame in Università”.

Nel corso della nostra vita può essere capitato a tutti di avere dei pensieri come questi, “manie” o “fisse” che a volte fanno sorridere, a volte preoccupare, ma che nella maggior parte dei casi, si presentano solo occasionalmente, senza interferire con la nostra quotidianità.

Tuttavia, quando questi “dubbi” diventano frequenti, pervasivi e invalidanti, tanto da impattare negativamente sulla nostra vita, rappresentano un vero e propria patologia psichiatrica, conosciuta come il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). 

Ce ne parla la dott.ssa Paola Mosini, psicologa e psicoterapeuta presso il centro Psico Medical Care di Humanitas.

Quanto è comune il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

Questa patologia colpisce circa il 2-2,5% della popolazione mondiale (si stima che in Italia, siano circa 800.000 le persone colpite da questo disturbo) e tende ad esordire durante il periodo dell’adolescenza, in modo graduale (generalmente, i maschi hanno un’età d’esordio più precoce rispetto alle femmine ma non si rilevano differenze significative tra i sessi).

Quali sono i sintomi del Disturbo Ossessivo Compulsivo?

Il DOC è caratterizzato da:

  • Ossessioni, pensieri intrusivi, ricorrenti, immagini mentali, che provocano profonda incertezza e quindi ansia.
  • Compulsioni (o rituali), ossia comportamenti agiti o mentali, che hanno lo scopo di ridurre l’ansia determinata dall’ossessione. 

Si tratta di un circolo vizioso pericoloso, da cui non è facile uscire. 

Il DOC è un disturbo che presenta una grande eterogeneità clinica. Tuttavia, i soggetti che ricevono questa diagnosi possono avere pensieri e comportamenti apparentemente molto diversi tra loro, ma condividono il meccanismo di fondo: il binomio ossessione-compulsione.

Quali sono i principali contenuti del Disturbo Ossessivo Compulsivo?

In letteratura si trovano diversi studi che hanno tentato di classificare i vare sottotipi di questo disturbo, tipicamente i principali e più comuni contenuti ossessivi riguardano:

  • contaminazione
  • ordine/simmetria e precisione
  • aggressive
  • sessuali/religiose/morali
  • somatiche 
  • accumulo
  • paure superstiziose (pensiero magico)

mentre le tipologie di compulsioni sono quelle di:

  • lavaggio
  • riordino
  • controllo e richieste di rassicurazioni di vario tipo
  • ripetizione di azioni
  • conteggi
  • accumulo

Nel corso della vita, i pazienti possono dover fare i conti con i medesimi dubbi (che possono declinarsi anche in situazioni diverse), o sperimentare tipologie diverse di contenuto ossessivo.

Come si comporta il paziente con Disturbo Ossessivo Compulsivo?

I pazienti, per cercare di gestire i pensieri, possono mettere in atto rituali complicatissimi, regole ferree a cui non possono sottrarsi. Per esempio, “devono” lavarsi le mani un esagerato numero di volte, “devono” controllare se hanno chiuso il gas. Alcuni arrivano persino a dubitare dei loro sensi e della loro memoria, angosciati per esempio dal timore di aver investito involontariamente qualcuno o di avere messo il gatto in lavatrice. 

Dubbi che talvolta possono essere bizzarri ma che vengono vissuti con estrema angoscia dalle persone.

Anche il bisogno di perfezione è un aspetto caratteristico di questo disturbo. Queste persone possono passare ore a riordinare una stanza, o a prepararsi per un compito in classe, con l’ossessione di trascrivere alla perfezione libri e appunti, per “Far bene”, ma l’eccesso di perfezione non è garante di buoni risultati, e questi meccanismi possono rendere impossibile il rispettare le scadenze e compromettere il lavoro che devono svolgere.

L’incertezza, i dubbi, l’iper-responsabilità, rendono difficile prendere una qualsiasi decisione, incastrano i pazienti non solo relativamente agli aspetti prettamente sintomatologici (“Quante volte sarà meglio lavarsi le mani dopo aver toccato la maniglia del bagno dell’ufficio?”), ma anche nelle scelte di vita e nell’organizzazione del proprio tempo e delle proprie giornate.

Tuttavia, molto spesso queste persone sono “sfinite” dai lunghi rituali che devono mettere in atto per gestire l’ansia, e cercano così di evitare quelle situazioni che idealmente possono scatenarli, aggravando – senza saperlo – il proprio quadro clinico.

Quali sono le cause del Disturbo Ossessivo Compulsivo?

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo ha una eziologia multifattoriale, ossia non è possibile ricondurlo ad una sola causa. Esistono numerosi studi in letteratura che hanno indagato gli aspetti genetici, neurobiologici e immunologici.

È una dato ormai consolidato che l’avere i genitori o altri membri della famiglia con il DOC può aumentare il rischio di svilupparlo.

Dalla ricerca emerge anche che il DOC può essere più comune nelle persone che hanno subito eventi avversi come bullismo, abusi, violenze, traumi o lutti non elaborati.

Infine, anche l’aver ricevuto un’educazione molto severa, avere una personalità ansiosa, meticolosa, essere particolarmente metodici o avere un forte senso di responsabilità verso se stessi o gli altri, sono elementi che giocano un ruolo nella genesi del disturbo.

Come si cura il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo in genere richiede un approccio terapeutico combinato, integrando quindi terapie farmacologiche e interventi psicoterapici, in particolare la psicoterapia cognitico-comportamentale.

Dal punto di vista farmacologico, il primo intervento prevede una terapia con antidepressivi (SSRI, SNRI, Triciclico), che solitamente richiedono 3-4 settimane di tempo prima di manifestare i primi effetti. 

La terapia cognitivo-comportamentale è il trattamento che si è rivelato più efficace ed è quindi il più indicato. Si basa sulle tecniche di esposizione e prevenzione della risposta per gestire i rituali, e su interventi legati alle credenze disfunzionali

Un approccio terapeutico mirato può davvero restituire una buona qualità di vita a chi soffre di questo disturbo. 

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Dott.ssa Paola Mosini
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