L’importanza dell’alimentazione nelle malattie infiammatorie croniche intestinali

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (in inglese “IBD”, Inflammatory Bowel Disease) sono aumentate molto negli ultimi anni. Solo in Italia, si calcola che siano circa 250mila le persone affette da queste patologie.

L’IBD colpisce il sistema digestivo, per questo la nutrizione e la dieta del paziente vengono influenzate completamente alla diagnosi della malattia, così come le successive scelte alimentari. La caratterizzazione dei sintomi – spesso associata a diarrea persistente – necessita infatti di un tipo di alimentazione che garantisca al paziente il giusto equilibrio – specie nelle fasi più critiche della malattia – senza peggiorare la condizione sottostante.

Una dieta corretta non può curare le malattie infiammatorie croniche intestinali ma alcuni alimenti possono aggravare i sintomi, mentre altri possono alleviarli e favorire la guarigione.

Ne abbiamo parlato con i nostri specialisti del team di dietologia presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Monza.

Cosa sono le malattie infiammatorie croniche intestinali?

Le malattie infiammatorie croniche intestinali sono caratterizzate da un processo infiammatorio cronico-ricorrente a carico di uno o più segmenti intestinali. Le più comuni, sono la malattia di Crohn e la rettocolite ulcerosa.

Come si manifestano?

Le due forme si differenziano innanzitutto per la localizzazione dell’infiammazione: nella colite ulcerosa l’infiammazione interessa solo la mucosa (strato più interno) dell’intestino e si estende dal retto e spesso fino al colon, mentre nel morbo di Crohn l’infiammazione si estende a tutto lo spessore della parete intestinale e può interessare qualsiasi tratto del tubo digerente (anche se più di frequente si localizza nell’ileo terminale).

I sintomi delle due patologie sono diversi e comprendono:

  • Malattia di Crohn: diarrea e dolore addominale soprattutto nella parte inferiore destra dell’addome.
  • Rettocolite ulcerosa: diarrea ematica (con sangue rosso vivo e muco commisti a feci), tenesmo rettale (sensazione di evacuazione incompleta) e anemia.

Dottoressa, che ruolo gioca l’alimentazione?

Nonostante la terapia delle malattie infiammatorie croniche intestinali sia principalmente medica e talvolta anche chirurgica, l’alimentazione riveste un ruolo molto importante perché da un lato deve garantire al paziente il recupero e il mantenimento di uno stato di nutrizione ottimale e dall’altro deve ridurre la flogosi e la sintomatologia conseguente.

Quali sono i cibi che possono aiutare a ridurre i sintomi e quali sono da evitare?

Premesso che non esiste una dieta specifica per le malattie infiammatorie croniche intestinali e che i cibi in grado di ridurre o peggiorare i sintomi sono estremamente soggettivi, alcuni alimenti possono peggiorare i sintomi e andrebbero eliminati. 

Fra questi vi sono i cibi molto ricchi di grassi (fritti, burro, salse e creme, carni grasse), i cibi speziati o piccanti, i cibi ricchi di fibre insolubili (frutta secca, cereali integrali, verdura a foglia verde), gli alcolici e i superalcolici. 

I cibi che invece svolgono un ruolo protettivo nelle IBD, sia garantendo un apporto nutrizionale adeguato, sia non gravando eccessivamente sui tratti intestinali infiammati, sono principalmente: carne bianca magra e poco fibrosa, pesce magro, uova, cibi ricchi di fibre solubili (avena, orzo, mele con buccia, banane, pere, legumi). 

Latte e derivati invece vanno consumati sulla base della tolleranza individuale perché l’intolleranza al lattosio è una condizione frequentemente associata a IBD.

È necessario seguire una dieta anche quando non sono presenti i sintomi?

Anche durante le fasi di remissione della malattia, il ruolo dell’alimentazione è centrale. Occorre infatti reintrodurre gradualmente tutti gli alimenti, fino a ritornare progressivamente ad una dieta varia e bilanciata, con pasti frequenti e poco elaborati, cibi ben tollerati, non irritanti per l’intestino e in grado di prolungare nel tempo la remissione della malattia.

Quando rivolgersi ad uno specialista?

Il medico specialista è fondamentale nell’approccio multidisciplinare della terapia delle IBD perché la terapia dietetica gioca un ruolo importante in tutte le fasi di queste malattie, e rappresenta infatti il primo sistema di difesa per il paziente, sia nel controllo dei sintomi, che nell’indurre più rapidamente la remissione della malattia.

Dopo un’accurata valutazione nutrizionale, lo specialista dovrà formulare una dieta personalizzata, in base alle esigenze di ogni paziente, alla sintomatologia presente, alla gravità delle lesioni e alla loro localizzazione. Talvolta sarà anche necessaria la prescrizione di integratori multivitaminici e minerali e nelle fasi acute e particolarmente gravi della malattia il ricorso alla nutrizione artificiale.

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