Una delle conseguenze a medio e lungo termine del Covid-19 è la “nebbia cognitiva”, un senso di stanchezza mentale persistente che colpisce chi guarisce dalla malattia, e che rende più faticose le attività di tutti i giorni, anche le più semplici. Approfondiamo con la dott.ssa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta di Humanitas Psico Medical Care.
Cosa si intende per “nebbia cognitiva”?
Con l’espressione “nebbia cognitiva”, o brain fog in inglese, ci si riferisce ad un complesso di sintomi cognitivi, deficit di attenzione, difficoltà di concentrazione, rallentamento psichico, che possono essere associati a diverse patologie: depressione, malattie neurodegenerative, disturbi psicologici o essere causati da trattamenti eccessivamente invalidanti come la chemioterapia.
È anche uno dei sintomi presenti nei pazienti che soffrono di ipersonnia idiopatica, un disturbo del sonno caratterizzato principalmente da eccessiva sonnolenza diurna, bisogno eccessivo di dormire, sensazione di confusione mentale al mattino al risveglio (inerzia lunga).
Negli ultimi mesi, gli studi scientifici sugli effetti a lungo termine del Covid-19 hanno dimostrato che la nebbia cognitiva è tra le conseguenze più frequenti e invalidanti nei pazienti che soffrono di long-Covid, con notevole impatto sulla qualità di vita.
Quante persone guarite da Covid-19 sono colpite dalla nebbia cognitiva?
Secondo l’organizzazione mondiale della sanità il 10-20% di chi ha contratto il Covid-19 soffre di Long Covid, un insieme di sintomi, disturbi respiratori, disturbi neurologici, cognitivi infiammatori, ansia e depressione, dolori muscolari che persistono anche mesi dopo la guarigione.
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati diversi articoli scientifici sulle principali riviste internazionali di neurologia, in Italia, principalmente a cura del gruppo Neuro-Covid, che hanno dimostrato che la nebbia cognitiva è un sintomo molto comune. Circa il 30% di pazienti riferisce disturbi di memoria, il 20% di attenzione.
Quali sono i sintomi della nebbia cognitiva?
I sintomi principali che caratterizzano la nebbia cognitiva sono: difficoltà di concentrazione, confusione mentale e deficit di attenzione.
Per provare a comprendere la sensazione che provano queste persone avvertono possiamo pensare a come ci sentiamo al mattino appena svegli, o ancor di più a come ci sentiamo dopo un pisolino pomeridiano che dura più di un’ora: facciamo fatica a ripartire, sentiamo il nostro cervello rallentato. Questa è una sensazione fisiologica che si chiama inerzia del sonno ed è dovuta al fatto che il nostro cervello non si accende e spegne con un interruttore, ma le diverse aree si attivano gradualmente, la velocità con la quale si accendono dipende dalla fase del sonno dalla quale ci svegliamo.
I pazienti con Long Covid che soffrono di nebbia cognitiva vivono costantemente una sensazione di confusione mentale, molto simile a questa sensazione, rendendo difficile lo svolgimento delle attività quotidiane soprattutto quelle più impegnative: guidare, fare operazioni economiche importanti, lavorare.
Dobbiamo anche considerare che circa il 30% di pazienti con long covid soffrono anche di depressione, nonché di insonnia, che sicuramente amplificano questa sintomatologia.
Quanto dura la nebbia cognitiva?
È difficile pensare alla durata effettiva del disturbo, molto variabile da persona a persona, così come lo è la durata dell’infezione. Dobbiamo anche pensare e ricordare che il Covid è entrato a far parte della nostra vita solo 2 anni fa. Gli studi sul Long Covid sono recenti (i primi pubblicati risalgono a fine 2020), ma erano prevalentemente focalizzati sugli aspetti infiammatori e respiratori.
Gli studi di follow-up relativi alle funzioni cognitive sono stati eseguiti in media dopo circa 6 mesi dall’infezione, quindi, dovremo attendere ancora qualche tempo per comprendere quanto effettivamente possa durare.
Un recente studio che ha preso in esame un piccolo gruppo di pazienti ha dimostrato che tale sintomatologia tende a migliorare, anche senza intervento e trattamento, nel tempo.
Esiste un percorso di rieducazione?
L’approccio multidisciplinare – valutazione neuropsicologica, psicologica e neurologica – è la strada da perseguire sia ai fini diagnostici che terapeutici.
Percorsi di riabilitazione cognitiva strutturata e “costruita” insieme al paziente possono essere un ottimo inizio per abbreviare la durata del sintomo, ritornare il più velocemente possibile alla vita precedente l’infezione.
È altrettanto fondamentale il trattamento dei sintomi legati al tono dell’umore e del sonno, per poter “recuperare” il più velocemente possibile sfruttando sia gli interventi psicologici che farmacologici.
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