Tumore al seno: l’importanza dello screening e della prevenzione personalizzata

Il tumore al seno colpisce, ad oggi, una donna su 8. Nonostante questo negli ultimi anni è notevolmente aumentata la sopravvivenza, così come le guarigioni dal tumore alla mammella. Fondamentale, secondo gli specialisti, è certamente la diagnosi precoce. Di screening e prevenzione ha parlato in un’intervista al quotidiano ‘L’Adige’ Daniela Bernardi, responsabile della sezione senologica e di screening di Radiologia Diagnostica in Humanitas e nel poliambulatorio Humanitas Medical Care Domodossola, a Milano.

L’importanza dello screening

“Lo screening mammografico ha contribuito a ridurre notevolmente la mortalità delle donne per tumore al seno – ha spiegato la dottoressa -. In Italia il modello attuale prevede un invito nella fascia 50-70 anni, sulla base delle prove scientifiche di efficacia, in questo intervallo di età dove aumenta l’incidenza e quindi l’aumento di nuovi casi”. Tuttavia, ricorda la dottoressa, negli anni questa incidenza è cambiata e già tra i 45-50 anni il numero di casi è simile a quello della fascia d’età successiva: “senza voler creare allarmismi, sarebbe auspicabile che le ragioni, raggiunte già le donne tra i 50-70 anni, iniziassero ad abbassare l’invito almeno a chi ha 45 anni, come già fa l’Emilia Romagna e Piemonte, ad esempio”. “In ogni caso – ha aggiunto Bernardi – consiglio alle donne che hanno compiuto 40 anni di controllarsi con una mammografia”. La cadenza sarà suggerita dallo specialista in base alla conformazione del seno. La possibilità di rischio di “radioinduzione di tumore da parte di una mammografia è bassissimo”, rassicura la dottoressa.

La personalizzazione degli esami

Secondo Bernardi se l’obiettivo di garantire uno screening di prevenzione alle donne nell’età più sensibile è stato raggiunto, ora si dovrebbe fare un passo in più: “dovremmo focalizzare e ottimizzare il numero e il tipo di esami in base alla necessità della singola donna, con le sue caratteristiche costruendo percorsi idonei. Il salto di qualità è lavorare su chi ha un seno complicato, studiando e offrendo il modello migliore per questo gruppo di donne”. E’ vero infatti che mentre un seno con molto tessuto adiposo si studia e analizza con facilità e può essere controllato con tempi meno stringenti, un seno giovane, denso e con molto tessuto ghiandolare può rendere più difficile l’interpretazione della mammografia e quindi deve essere monitorato con più frequenza.

Humanitas: un centro all’avanguardia anche nello screening

“Sono molto orgogliosa di poter lavorare in un centro di eccellenza come Humanitas, che mi ha dato piena fiducia e offerto la possibilità di guidare un gruppo di lavoro di grandi professionisti portando avanti un progetto di organizzazione e ottimizzazione”, ha detto la dottoressa intervistata dal quotidiano l’Adige.

“Sto lavorando con tecnologie che rappresentano il meglio della diagnostica senologica, in grado di garantire l’eccellenza” inoltre obiettivo dell’Istituto clinico “è si la cura, ma anche la ricerca nella patologia mammaria. Ci sono diversi studi clinici e siamo in procinto di avviarne altri”.

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