Il prolasso degli organi pelvici (prolasso vaginale, prolasso dell’utero) è una condizione molto più comune di quanto si pensi: interessa fino al 50% delle donne che hanno avuto uno o più parti vaginali e può comparire a qualsiasi età, anche se è più frequente dopo la menopausa. Si tratta della discesa dell’utero, della vescica o del retto verso il basso, che in alcuni casi arrivano a sporgere all’esterno della vagina.
Il prolasso genitale non è di per sé pericoloso, ma può incidere profondamente sulla qualità di vita, limitando l’attività fisica, i rapporti sessuali e, in generale, il benessere quotidiano.
Ne parliamo con il dottor Andrea Finco, specialista in ginecologia presso i centri medici Humanitas Medical Care e presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano e la cui attività clinica è focalizzata sull’uroginecologia e sulla chirurgia del pavimento pelvico, con approcci personalizzati.
Prolasso genitale: le cause
Il pavimento pelvico è una rete di muscoli e tessuti che sostiene vescica, utero e retto come un’amaca elastica. Gravidanze, parti vaginali, menopausa, obesità, tosse cronica, stipsi e sollevamento di carichi pesanti sono tra i fattori che possono indebolirlo.
Durante il parto, in particolare, la distensione prolungata dei tessuti e la trazione sui legamenti uterini possono danneggiare in modo permanente le strutture di sostegno, causando il prolasso genitale. Anche fattori genetici e alterazioni del collagene possono aumentare la predisposizione individuale.
Quali sono i sintomi del prolasso genitale?
Il sintomo più tipico è la sensazione di peso o corpo estraneo in vagina, spesso descritta come “una pallina che scende”. A questo si possono associare:
- difficoltà o urgenza a urinare, fino a episodi di incontinenza o svuotamento incompleto della vescica;
- stitichezza o difficoltà nella defecazione;
- dolori o fastidi durante i rapporti sessuali;
- dolore lombare o pelvico sordo, che peggiora in piedi o a fine giornata.
Il grado di prolasso viene classificato secondo il sistema POP-Q (Pelvic Organ Prolapse Quantification), che consente una valutazione standardizzata e precisa durante la visita ginecologica.
Come avviene la diagnosi di prolasso genitale?
La diagnosi si basa sull’esame ginecologico, eventualmente integrato da ecografia pelvica o urodinamica se sono presenti disturbi urinari.
Un approccio moderno non valuta solo l’anatomia, ma anche la funzionalità del pavimento pelvico, la qualità di vita e la presenza di sintomi urinari o intestinali associati. In molti casi il prolasso è asintomatico e può essere semplicemente monitorato nel tempo.
Come trattare il prolasso genitale?
Il trattamento dipende dalla gravità del prolasso, dall’età, dalle condizioni generali e dalle aspettative della paziente.
Riabilitazione del pavimento pelvico
È il primo passo nelle forme leggere o dopo il parto. Gli esercizi di Kegel, la fisioterapia pelvi-perineale e la stimolazione elettrica aiutano a rinforzare i muscoli e a migliorare il sostegno degli organi interni. In menopausa, l’uso di estrogeni locali può aumentare l’elasticità dei tessuti e ridurre secchezza e bruciore.
Pessari vaginali
I pessari vaginali sono piccoli dispositivi in silicone che, inseriti in vagina, sostengono gli organi prolassati. Sono indicati quando si desidera evitare o rimandare un intervento chirurgico e possono essere utilizzati a lungo con controlli periodici.
Chirurgia ricostruttiva del prolasso
Quando i sintomi sono importanti o le terapie conservative non bastano, l’intervento chirurgico rappresenta la soluzione più efficace.
L’obiettivo è ripristinare la normale anatomia e la funzione pelvica, preservando se possibile l’utero e utilizzando tecniche sicure e durature.
Le opzioni più utilizzate sono:
- plastica vaginale anteriore o posteriore per cistocele o rettocele;
- sospensione dell’apice vaginale (colposacropessia laparoscopica o robotica);
- isteropessi o isterectomia vaginale con culdoplastica nei casi di prolasso uterino marcato.
Negli ultimi anni la chirurgia del prolasso si è evoluta verso approcci mininvasivi, con ridotto dolore postoperatorio e recupero più rapido. Tuttavia, nessuna tecnica può garantire una cura definitiva: circa il 20–30% delle donne può sviluppare una recidiva nel corso della vita, soprattutto se persistono i fattori di rischio.
Si può prevenire il prolasso pelvico?
Mantenere un peso corporeo nella norma, evitare la stipsi cronica e imparare a proteggere il pavimento pelvico, ad esempio durante lo sport o la gravidanza,sono strategie di prevenzione semplici ma efficaci.
La riabilitazione preventiva dopo il parto o prima di un intervento ginecologico maggiore riduce il rischio di prolasso e incontinenza, migliorando il controllo e la percezione corporea.
Il prolasso genitale non è solo un problema “meccanico”, ma una condizione funzionale complessa che coinvolge l’equilibrio di tutto il pavimento pelvico. Riconoscerlo e trattarlo precocemente significa preservare la qualità della vita, la sessualità e il benessere psicofisico, pertanto in presenza di sintomi riconducibili a un eventuale prolasso è bene far riferimento allo specialista ginecologo.
Oggi, grazie alla diagnosi personalizzata e alle tecniche chirurgiche mini-invasive, la maggior parte delle donne può ritrovare un equilibrio duraturo e una piena autonomia.
Fonti
1. UpToDate (2025): Pelvic organ prolapse in females: Epidemiology, risk factors, clinical manifestations, and management; Diagnostic evaluation; Choosing a primary surgical procedure; Effect of pregnancy and childbirth on urinary incontinence and pelvic organ prolapse.
2. International Consultation on Incontinence – 7th Edition (ICUD/ICS, 2023).
3. Li Marzi V., Serati M. (eds). Management of Pelvic Organ Prolapse: Current Controversies. Springer, 2018.
4. Badlani G.H. (ed). Minimally Invasive Therapy for Urinary Incontinence and Pelvic Organ Prolapse. Springer, 2014.
5. Genitourinary syndrome of menopause (vulvovaginal atrophy): Treatment and Diagnosis, UpToDate 2025.