Emorroidi: i sintomi e le cause del prolasso

Le emorroidi sono vasi sanguigni ricoperti da epitelio. Si distinguono in emorroidi interne, situate nel canale anale, ed emorroidi esterne, localizzate vicino al margine anale. 

In condizioni normali, le emorroidi interne sono invisibili e non causano disturbi, ma quando diventano più gonfie o infiammate, possono scivolare verso l’esterno e rimanere esposte perché non riescono più a rientrare spontaneamente. 

La classificazione delle emorroidi si basa sull’entità del prolasso: 

  • Primo grado: congestione interna senza prolasso
  • Secondo grado: prolasso che si riduce spontaneamente
  • Terzo grado: prolasso che richiede riduzione manuale
  • Quarto grado: prolasso permanente, non riducibile manualmente. 

Ne parliamo con il dottor Ettore Lillo, chirurgo generale presso Humanitas San Pio X e i centri medici Humanitas Medical Care.

Emorroidi: quali sono i sintomi?

Le emorroidi, di per sé, non causano sintomi. Tuttavia, quando si infiammano o prolassano, possono manifestarsi con: 

  • Dolore anale
  • Bruciore e prurito nella zona anale
  • Sanguinamento rettale, specialmente dopo la defecazione
  • Prolasso che comporta la fuoriuscita delle emorroidi
  • Tumefazione anale esterna dura e dolente: la trombosi emorroidaria. 

Emorroidi: le cause

Il prolasso emorroidario si sviluppa quando la pressione all’interno del retto aumenta in modo costante o ripetuto, indebolendo i tessuti che sostengono le vene rettali. Le cause possono essere diverse e spesso interconnesse:

  • Gravidanza
  • Stare in piedi per periodi prolungati
  • Sforzi eccessivi durante la defecazione, spesso dovuti a stitichezza cronica
  • Stile di vita sedentario
  • Alimentazione squilibrata
  • Eccessivo consumo di alcolici.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi delle emorroidi prolassate avviene durante una visita medica. L’obiettivo è valutare la gravità del disturbo e identificare il tipo di emorroidi (interne o esterne) per proporre il trattamento più adeguato.

La visita specialistica per la diagnosi delle emorroidi segue diversi passaggi, tra cui:

  • Ispezione della regione perianale: lo specialista esamina esternamente l’area intorno all’ano per identificare segni di emorroidi esterne, irritazioni, gonfiori o prolassi visibili.
  • Esplorazione rettale digitale: mediante l’introduzione di un dito guantato e lubrificato nel retto per verificare la presenza di eventuali emorroidi interne o altre patologie rilevabili al tatto e valutare il tono dello sfintere anale.
  • Anoscopia: esame approfondito che permette di visualizzare la mucosa ano-rettale per individuare eventuali segni di infiammazione o prolasso emorroidario non visibili esternamente e/o identificare patologie differenti.

Emorroidi: i rimedi

Il trattamento della patologia emorroidaria dipende dalla durata e dall’intensità del disagio. Nella maggioranza dei casi, infatti, le emorroidi tendono a guarire da sole dopo un certo periodo o con trattamenti conservativi:

  • Farmaci flebotrofici per rafforzare le pareti vascolari del plesso emorroidario
  • Trattamenti topici (creme o unguenti) per alleviare dolore, prurito e infiammazione.

Se i sintomi persistono nonostante i trattamenti conservativi, si possono adottare procedure ambulatoriali meno invasive, come la legatura elastica, che prevede l’applicazione di elastici alla base delle emorroidi per ridurne l’afflusso sanguigno.

La cura per le emorroidi

In casi più gravi, come nelle emorroidi di terzo o quarto grado, o quando i trattamenti conservativi non sono efficaci, può essere indicata l’emorroidectomia, un intervento chirurgico che prevede l’asportazione delle emorroidi, legando i vasi alla loro base con fili di sutura riassorbibili. 

L’emorroidectomia è considerato l’intervento “classico” per il trattamento delle emorroidi, è un tipo di intervento che esiste dal 1937, descritto per la prima volta dai chirurghi Milligan e Morgan di cui porta ancora il nome. È sicuramente un intervento sicuro che oggi, grazie ad alcune modifiche della tecnica, risulta meno doloroso e con risultati più duraturi nel tempo. L’inconveniente di questa procedura è che non va a trattare le emorroidi a 360 gradi ma va a rimuovere solo i 3 gavoccioli di maggiori dimensioni e il decorso post operatorio è piuttosto doloroso.

Attualmente, i trattamenti di prima scelta laddove la terapia medica sia stata inefficace sono due:

  • Emorroidopessi con dearterializzazione: prevede la legatura dei vasi emorroidali identificati attraverso una sonda Doppler e il riposizionamento delle emorroidi prolassate all’interno del canale anale con dei fili di sutura riassorbibili. Questa procedura è meno dolorosa dell’emorroidectomia classica nel post-operatorio, ma presenta un rischio maggiore di recidiva del prolasso, è indicata nei prolassi emorroidari di II e III grado sintomatici.
  • Prolassectomia con suturatrice circolare (tecnica di Longo): prevede l’utilizzo di uno strumento che asporta circonferenzialmente a 360° il tessuto emorroidario in eccesso e contemporaneamente esegue una sutura con dei millimetrici punti metallici che stabilizzano il tessuto emorroidario residuo evitando che possa aumentare di dimensioni nel tempo.

È importante ricordare che prima di prendere in considerazione un intervento chirurgico per trattare le emorroidi bisogna affidarsi a un professionista serio con una buona esperienza che imposti delle terapie mediche mirate e degli esami specifici preoperatori per evitare poi spiacevoli conseguenze post-operatorie.

Ultimo aggiornamento: Novembre 2025
Data online: Dicembre 2024

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